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E ora subiamo un’altra invasione. Quella dell’olio tunisino

E’ in atto una vera invasione di olio di oliva dalla Tunisia con gli sbarchi che nel 2018 sono triplicati (+199%) rispetto allo scorso anno. Coldiretti: “L’Unione Europea deve respingere al mittente la richiesta dea Tunisi di rinnovo concessione”

E’ in atto una vera invasione di olio di oliva dalla Tunisia con gli sbarchi che nel 2018 sono triplicati (+199%) rispetto allo scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma che ha dato inizio alla raccolta delle olive in Italia con migliaia di agricoltori che hanno lasciato le campagne per difendere nella Capitale il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea. L’Unione Europea – sottolinea la Coldiretti – deve respingere al mittente la richiesta del Governo di Tunisi di rinnovare la concessione temporanea di contingenti d’esportazione di olio d’oliva a dazio zero verso l’Ue per 35mila tonnellate all’anno scaduta il 31 dicembre 2017, oltre alle 56 700 tonnellate previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia (in vigore dal 1998). E’ evidente – denuncia la Coldiretti – il rischio della destabilizzazione del mercato con gli arrivi di olio tunisino in Italia che sono quasi triplicati nel 2018, sulla base dei dati Istat relativi al primo semestre che attestano l’importazione di 35,9 milioni di chili. Si tratta – spiega la Coldiretti – di produzioni di bassa qualità svendute a prezzi insostenibili, ma commercializzate dalle multinazionali sotto la copertura di marchi nazionali ceduti all’estero per dare una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati, a danno dei produttori e dei consumatori. Un rischio concreto per la produzione italiana già colpita dall’ondata di gelo invernale che ora – precisa la Coldiretti – va difesa dalla concorrenza sleale che non rispetta le stesse regole dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale. In gioco c’è oltre un milione di ettari di terreno coltivato ad ulivo in Italia che è il secondo produttore mondiale di olio di oliva e può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. “Il settore agricolo non deve diventare merce di scambio degli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale ed ambientale sui territori”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Se a livello nazionale e comunitario serve una mobilitazione delle istituzioni, sul piano produttivo la Coldiretti, per difendere e valorizzare la produzione nazionale, ha sottoscritto insieme a Unaprol, Federolio e FAI S.p.A. (Filiera Agricola Italiana) il più grande contratto di filiera per l’olio Made in Italy di sempre, per un quantitativo di 10 milioni di chili e un valore del contratto di filiera di oltre 50 milioni di euro con  l’obiettivo di assicurare la sicurezza e la diffusione dell’olio italiano al 100% stabilizzando le condizioni economiche della vendita con un prezzo minimo garantito e programmazione pluriennale. I protagonisti dell’accordo hanno aderito al progetto promosso da Coldiretti di realizzare una filiera agricola italiana per difendere la produzione, garantire un utilizzo sostenibile del territorio, valorizzare la distintività, assicurare la giusta distribuzione del valore tra tutte le parti della filiera, ricostruire un’identità del sistema Paese e riconquistare quote di mercato.

 

 

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