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Casapound
L’Assemblea Capitolina ha approvato una mozione, a prima firma del consigliere Pd Giovanni Zannola, che chiede lo sgombero dello stabile di via Napoleone III occupato dal CasaPound. Oltre ai Dem ha votato a favore anche il gruppo del M5s. Il documento chiede alla sindaca Virginia Raggi di intervenire presso il Ministero degli Interni e preso il Prefetto/Questore affinché, si legge nella mozione, sia predisposto “lo sgombero immediato dell’edificio sito in Via Napoleone 111, illegalmente occupato dall’associazione CasaPound Italia”. Il provvedimento richiede anche di “proseguire il percorso di permuta dell’immobile finalizzato alla sua riqualificazione, avviando un percorso di confronto con la cittadinanza e le Istituzioni territoriali per deciderne l’utilizzo futuro”.
L’immobile di via Napoleone III è occupato dal 26 dicembre del 2003, dopo l’ingresso di un gruppo di militanti di estrema destra. In epoca fascista il palazzo ospitava l’ente per l’istruzione media e superiore mentre dal 1963 è divenuto sede di uffici del ministero dell’Istruzione. Negli anni successivi all’occupazione il Ministero ha comunicato al demanio dello Stato le cessate esigenze di utilizzo del palazzo. Nel rimpallo di competenze tra enti dello Stato sulla titolarità della gestione dell’immobile sono trascorsi quindici anni e il sollecito di sgombero è rimasto sempre lettera morta.
La replica di CasaPound
“Visto che si torna a blaterare dello sgombero di CasaPound è bene ricordare che non esiste nessuna sede di partito in Via Napoleone III come certificato da verbale GdF e quereleremo gli autori della mozione. Il Comune non è il proprietario, quindi non ha nessun potere di richiedere indietro lo stabile. Una delibera di Walter Veltroni obbliga in ogni caso il Comune di Roma a fornire 18 alloggi di edilizia residenziale pubblica alle famiglie occupanti, prima di eseguire qualsiasi sgombero chiunque lo ordini o lo esegua”. Scrive il segretario di CasaPound Simone Di Stefano sul suo profilo Facebook.
“A Roma ci sono decine e decine di palazzi occupati da prima di CasaPound – prosegue – ma nessuno se ne occupa essendo occupati principalmente da immigrati o da organizzazioni di estrema sinistra. Da 15 anni ogni sindaco che non è in grado di amministrare la città ad un certo momento per distrarre i romani inizia a parlare di CasaPound. Questo non ha portato molta fortuna ai sindaci precedenti e speriamo porti sfortuna anche alla Raggi. Questa è la solita polpetta avvelenata per Matteo Salvini fatta pensando di metterlo in difficoltà. Ma noi non siamo alleati di Salvini dal 2015, quindi il sig Ministro è libero di comportarsi come meglio crede. Il 5Stelle che vota insieme al Pd – conclude – patetici buffoni e incapaci”.
La posizione di Salvini, che conferma gli sgomberi
Salvini è intervenuto sulla questione dicendo che “come da programma concordato dalla prefettura di Roma, procederemo con l’operazione sicurezza e sgombero di tutte le occupazioni illegali, nessuna esclusa, a partire già dai prossimi giorni dalle situazioni più pericolose per l’instabilità delle strutture e da quelle per cui ci sono richieste di sequestro giudiziario in corso”.
Il M5s invita CasaPound a lasciare lo stabile
“Sempre dalla parte della legalità. Oggi abbiamo votato in Aula in Campidoglio una mozione per sollecitare il Ministero degli Interni, il prefetto e il questore al fine di predisporre lo sgombero immediato dell’edificio di Via Napoleone illegalmente occupato da CasaPound e di proprietà del demanio. La sindaca Virginia Raggi lo aveva già sollecitato lo scorso ottobre intervenendo ad un Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica e pubblicamente ai media; ora con un voto dei consiglieri abbiamo formalizzato quel suo indirizzo”, scrive il capogruppo M5s in Campidoglio Giuliano Pacetti sul suo profilo Facebook.
“Casapound, in quanto partito politico, dovrebbe avere il buon senso – prosegue – di lasciare l’immobile autonomamente perché farebbe risparmiare ai cittadini il dispendio di risorse che uno sgombero comporta. Anche il Pd è su questa linea ed ha presentato una mozione condivisibile nei principi, seppur imprecisa. L’abbiamo sostenuta in modo che avessero i numeri e perché un’idea non ha colore politico ma è semplicemente buona o cattiva. Riportare la legalità – conclude – è una buona idea”.
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