È un dato ormai consolidato, chi ha fatto la terza dose si infetta di più, sia rispetto ai vaccinati con due dosi, che rispetto ai non vaccinati, ma se fino a poco tempo fa derubricavano tutto a complottismo, quando invece facevamo solo semplice analisi dei dati, ormai anche lo stesso Iss non può fare nulla per nascondere i numeri e quindi l’evidenza. L’ultimo rapporto pubblicato dall’Iss, l’Istituto superiore di sanità, ha fatto scoppiare una vera e propria bomba.
L’evidenza più schiacciante si riscontra nella fascia che va dai 40 ai 59 anni: “Chi, tra questi, ha fatto il booster, ha molta più probabilità di infettarsi rispetto a chi è vaccinato da più di 4 mesi e la terza dose non l’ha mai fatta. Se un ossimoro c’è, dunque, consiste nel fatto che si continua a propagandare e a obbligare una profilassi che dà, in questo caso, valori negativi di efficacia”. Guardiamo i dati: “Nella fascia di età che va dai 40 ai 59 anni risulta che le diagnosi (i casi) di vaccinati con ciclo completo + booster siano state 1.260,7 su 100.000. Viceversa, i casi di non vaccinati sono di meno (1.075,3 su 100.000) e i vaccinati da più di 4 mesi sono ancora di meno: 723,7 casi su 100.000. Dunque, chi ha fatto la terza dose si infetta di più, sia rispetto ai vaccinati con due dosi, che rispetto ai non vaccinati”.
Per le ospedalizzazioni dei 40-59enni stesso risultato: “7,7 ricoveri su 100.000 tra chi ha fatto il booster contro 7,5 tra chi ha fatto «solo» due dosi da più di 4 mesi. Quanto alle terapie intensive e ai decessi, nella stessa fascia di età non c’è alcuna convenienza tra chi ha fatto il booster e chi non lo ha fatto: l’efficacia è nulla. Per quale motivo il dato, eclatante, non è comunicato in maniera appropriata e, anzi, la scienza televisiva continua a caldeggiare terze e quarte dosi?”. La risposta appare fin troppo scontata in questa vicenda che sa sempre più di sola propaganda e per nulla di scienza. Aspettiamo ora che i televirologi smentiscano persino i numeri dell’Istituto Superiore di Sanità. Sarebbero capaci anche di questo.
Ma l’Istituto Superiore di Sanità considera questa lettura dei dati non corretta. E secondo una tradizione che ormai ha ridotto la scienza a dibattito fra tifosi invece di considerare le opinioni differenti come legittime interpretazioni di dati le bolla come fake news….continua su