(ANSA) – PORDENONE, 10 NOV – “Non ce l’ho con gli ebrei,
voglio solo dire che le limitazioni che ci stanno imponendo sono
le medesime del 1937 e sappiamo tutti come è andata a finire
rispetto alle libertà personali”. E’ la motivazione alla base
dell’abbigliamento che l’avvocato Vitto Claut, già candidato
sindaco alle elezioni comunali di Pordenone, sta indossando
nelle ultime settimane: una divisa a righe che richiama quella
degli internati dei lager, con tanto di numero di riconoscimento
e stella di David. Un’azione eclatante per ribadire la sua
contrarietà al Green pass.
Divisa che non usa per andare in tribunale: “Lì non si fa
politica e non si discute di queste cose”, si giustifica. “Non
temo comunque alcuna reazione da parte dell’Ordine degli
avvocati, perché non ho commesso alcun reato salvo rivendicare
libertà per ognuno di noi”.
Candidamente, il legale pordenonese ammette di non essersi
vaccinato per paura di morire o di gravi effetti collaterali,
anche se “avendo visitato 178 Paesi nel mondo, in passato mi
sono sottoposto a ogni tipo di vaccinazione”, precisa. Per oltre
un mese, ricorda, ha lavorato in un kibbutz, dove ha insegnato
la matematica ai bambini. “Ho anche visitato cinque diversi
campi di concentramento”, uscendone stravolto. “Questo vestito –
dice – non rappresenta quella parte del dramma dell’Olocausto,
ma le leggi che hanno fatto scaturire la totale soppressione
delle libertà personali. Se si sovrappongono le limitazioni del
1937 e quelle odierne non si trova alcuna differenza”, insiste.
Claut il 20 novembre sarà a Roma “con Pappalardo e i gilet
arancioni: come ho già fatto recentemente impiegherò 13 ore
usando solo treni regionali per raggiungere la capitale perché
sulle Frecce non ci fanno salire, come fossimo degli appestati.
L’ho detto anche a un mio ormai ex amico, forse il migliore che
avevo, che mi ha tolto il saluto da quando ha saputo che non mi
sono vaccinato: il rischio di contagio resta uguale e l’unica
certezza la danno i tamponi”. (ANSA).
Fonte Ansa.it