(ANSA) – CATANZARO, 09 OTT – Si sarebbe finta cieca per 20
anni ricevendo per la presunta infermità un’indennità mensile di
circa mille euro da parte dell’Inps. I carabinieri di Catanzaro
hanno notificato un decreto di sequestro preventivo per oltre
200.000 euro, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su
richiesta della Procura, nei confronti di una donna di 74 anni,
residente nella frazione Lido del capoluogo, accusata di truffa
per il conseguimento di erogazione pubbliche. L’indagine che,
secondo l’ipotesi accusatoria, ha consentito di smascherare la
falsa cieca è scattata diversi mesi addietro quando, a seguito
di una lite di vicinato, i militari si sono resi conto che,
dalla descrizione dei fatti resa, la donna aveva compiuto, con
estrema disinvoltura, azioni di vita ordinaria incompatibili con
il suo status di non vedente. Inoltre, da una verifica su
precedenti denunce sporte dall’indagata all’Arma, già presenti
agli atti, è emerso che in passato la donna, nello spiegare i
fatti accaduti, ha anche riferito di avere “visto” situazioni o
cose, dimostrando agli investigatori oltre che di non essere era
affetta da alcuna invalidità anche la capacità di presentarsi in
una caserma dei carabinieri. A quel punto, i militari, dopo aver
verificato che effettivamente la donna percepiva, ormai da
decenni, un’indennità per la propria condizione di non vedente
hanno iniziato a seguirla e pedinarla con discrezione,
riprendendola ed osservandola mentre compiva attività quotidiane
come fare la spesa guardando e scegliendo con cura i cibi da
prendere, passeggiare in autonomia per le strade cittadine
voltandosi e guardando a destra e sinistra nell’attraversare la
strada e facendo da capofila ad un gruppo di amiche Infine,
convocata in caserma con una scusa, ormai sicura di non essere
più scoperta visti gli anni di finzione senza verifiche, ha
dimostrato di leggere e firmare normalmente alcuni documenti.
Tutte le prove raccolte e la quantificazione del danno
complessivo, sino al dicembre 2020 oltre 200.000 euro, sono
state trasmesse alla Procura di Catanzaro. (ANSA).
Fonte Ansa.it