La figlia dei magistrati milanesi Alberto Nobili e Ilda Boccassini è indagata per omicidio colposo stradale, ma la notizia è apparsa sulla stampa con un mese di ritardo. Il sindacato di polizia locale avanza accuse contro il capo dei vigili di Milano
Uno stimato medico di Milano muore a seguito di un incidente stradale, investito dalla figlia di due noti magistrati. Una notizia di cronaca nera che sarebbe stata tempestivamente riportata da qualsiasi quotidiano, eppure se ne viene a conoscenza solo a un mese di distanza.
La vicenda risale al 3 ottobre scorso e vede coinvolti Luca Voltolin, 61enne medico infettivologo e dirigente della sanità pubblica, responsabile dell’assistenza extraospedaliera ai malati di Hiv per conto dell’Ats di Milano, e Alice Nobili, 35 anni, figlia di Alberto Nobili e Ilda Boccassini, procuratori aggiunti presso il Tribunale di Milano. Il medico, investito in via Monte Nero sulle strisce pedonali dalla donna, che percorreva la strada in scooter, è morto al Policlinico dopo sei giorni di coma, lasciando la moglie e un figlio, mentre la motociclista è attualmente indagata per omicidio colposo stradale, con patente ritirata e sequestro del mezzo. Il tutto è accaduto nel più totale silenzio degli organi di stampa, a cui nessuno tra ambulanze, ospedali, magistrati di turno, polizia locale, forze dell’ordine, prefettura, ha divulgato informazioni sui fatti.
A darne notizia per primo è stato ieri il quotidiano Libero, facendo esplodere una polemica innescata dall’Usb, il sindacato di base dei vigili urbani, spalleggiato dal “Comitato verità e giustizia per Barbato”, che sostiene Antonio Barbato, l’ex capo dei vigili sostituito dal sindaco Sala col dirigente di polizia giudiziaria Marco Ciacci. Sindacato e comitato denunciano, in particolare, che quel 3 ottobre sul luogo dell’incidente ancor prima dell’intervento delle pattuglie si sarebbe recato proprio Ciacci, noto per essere stato collaboratore della Boccassini quando dirigeva la sezione di polizia giudiziaria della Procura. “Da fonti interne – accusa il comitato – abbiamo appreso che non sarebbe stato eseguito l’alcol test, cosa che di norma, anche se non obbligatorio, in incidenti del genere andrebbe fatto”. Ciacci, dunque, avrebbe eseguito “in modo personalistico” i rilievi e le indagini, violando secondo gli accusatori l’articolo 7 del Codice di comportamento,che impone al dipendente pubblico di non intervenire in vicende che coinvolgano parenti, amici o “persone con cui abbia rapporti di frequentazione abituale”. Nel chiedere le dimissioni del comandante, sindacato e comitato aggiungono un ulteriore episodio, riportato dal quotidiano Il Giorno: “A fine ottobre è stato richiesto l’intervento di ben sei pattuglie in emergenza, oltre pare a 2 auto della Polizia di Stato per un furto nell’appartamento di un alto dirigente del Comune. Le poche risorse della Polizia Locale non possono essere riservate al servizio del potente di turno”.