Genny ‘a Carogna si pente ed è pronto a collaborare con la giustizia. Gennaro De Tommaso, uno dei capi ultras del Napoli, da tre anni in carcere con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti, già da alcune settimane avrebbe intrapreso colloqui con la Dda di Napoli. L’Italia conosce quello che per i compagni di curva è Genny ‘a Carogna circa cinque anni fa, il 3 maggio 2014 per l’esattezza, durante la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Prima dell’incontro, fuori dallo stadio Olimpico di Roma, un tifoso giallorosso, Daniele De Santis, spara a Ciro Esposito, un tifoso partenopeo, condannandolo a 53 giorni di sofferenza prima di morire.
“Se menti ti vengo a pigliare”
Genny prima del match organizza la tifoseria che orchestra per rumoreggiare quanto basta per non permettere l’inizio del match. L’Italia è incredula, l’allora capitano del Napoli Marek Hamsik è chiamato a rapporto per trattare con De Tommaso l’avvio della partita. “È vivo” gli spiega lo sloveno, “Se menti ti vengo a pigliare” gli risponde Genny. De Tommaso, in bilico sulle transenne che dividono la curva dal campo con una mano spiega le sue rimostranze ad Hamsik, addetti della Federazione e forze dell’ordine, con l’altra tranquillizza e riferisce alla curva; e con la maglietta, impossibile da non notare con centinaia di telecamere addosso, chiede la scarcerazione di Antonio Speziale, il giovane catanese indagato per la morte del poliziotto Filippo Raciti, la cui famiglia avrebbe incontrato qualche mese dopo a Catania
Di lui Antonino Speziale, padre di Antonio dirà: “Lui crede fermamente nell’innocenza di mio figlio. È stato vittima della maglietta che indossava da due anni, come fanno i tantissimi che sanno che Antonino è innocente. Tutti quel giorno si sono interessati soltanto a quella maglietta”. Una maglietta “Speziale libero” diventata effettivamente di colpo famosa quella sera e quasi parte integrante di quella trattativa che alla fine avrebbe ritardato l’inizio della partita di un’ora, di fronte ai presidenti di Coni, Figc, Lega, che restano impietriti dall’imbarazzo, nonché davanti a Matteo Renzi, ai tempi Presidente del Consiglio.
I rapporti tra camorra e tifoserie
Quando, dopo un’ora, arriva il via libera del Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, l’impressione vivida è che l’ok in realtà sia arrivato dallo stesso Genny ‘a Carogna. È lui che pare abbia messo sotto scacco tutti, in diretta televisiva, piegandoli al suo volere, e solo quando ha deciso lui che le trattative potevano chiudersi il pallone della finale della Coppa Italia ha potuto cominciare a rotolare in campo.
Gennaro De Tommaso, figlio di Ciro De Tommaso, affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso, in seguito riceverà un Daspo di 8 anni, condanna inutile dato che poco tempo dopo verrà arrestato per associazione a delinquere, resistenza a pubblico ufficiale e, durante il suo periodo in carcere, per la detenzione di un telefono cellulare, che a quanto pare serviva non solo per chiamare casa ma anche per guardare le partite del Napoli.
Le indagini sul suo conto ci riveleranno che Genny stava a capo di un traffico internazionale di cocaina dal Sudamerica a Napoli e da Napoli ad Amsterdam. Con lui il calcio ha dovuto trattare, con gli occhi del mondo addosso, l’inizio di una finale di Coppa Italia. Ora De Tommaso pare sia pronto a svelare quali siano i rapporti tra i clan della camorra e gli ultras del Napoli.
La notizia trapela proprio a due giorni dall’arresto di Andrea Puntorno, agrigentino, capo del gruppo ultras “Bravi ragazzi” della Juventus, che secondo le indagini svolte dalla Dia gestiva un imponente traffico di droga in combutta con il boss Antonio Massimino. Puntorno è lo stesso che a Report aveva dichiarato che il bagarinaggio illegale fuori dallo Juventus Stadium era approvato dalla dirigenza bianconera: “Io non lo nego, anche perché vendere biglietti non è reato. – disse – Io personalmente non lo facevo, c’era chi lo faceva per me. Lo sapete i biglietti da dove arrivano? Dalla società, è stato sempre così”.
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