I soccorritori senza sosta cercano i corpi tra le macerie. Finora 39 i morti accertati. Decine di dispersi. Senza casa più di 600 persone le cui abitazioni, sottostanti il ponte, sono a rischio.
Genova spezzata a metà. Nella notte hanno continuato senza sosta le ricerche di corpi ma ancora niente, il bilancio provvisorio resta fermo a 38 morti e 16 feriti, di cui uno già dimesso. Decine di telefonate hanno denunciato la scomparsa di persone, perciò il timore è che sotto quella massa di cemento e cavi ci siano ancora dei corpi, e non pochi. La speranza è quella di trovare ancora qualcuno di vivo, sopravvissuto grazie alle bolle d’aria formatesi tra un blocco e l’altro.
I soccorritori fanno esplodere piccole cariche per aprire dei varchi in cui far entrare i cani da soccorso, che come in ogni disastro si rivelano fedeli aiutanti dell’uomo, quasi essenziali.
Sabato si terranno i funerali di Stato e sarà indetta la giornata di lutto nazionale. La cerimonia avrà luogo in un padiglione della Fiera di Genova. E mentre le ricerche proseguono inarrestabili, più di 600 persone sono state evacuate dalle palazzine sottostanti al ponte e temono per l’incolumità delle proprie case.
Il fatto più raccapricciante è che già dal 2015 dal ponte si staccavano letteralmente pezzi. L’Aimu, società per la raccolta rifiuti di Genova ha denunciato tramite rappresentanti sindacali la società autostradale, per il crollo di numerosi calcinacci, da cui la società si era difesa installando una serie di reti metalliche sospese e predisponendo dei percorsi pedonali protetti. Gli stessi dichiarano di aver assistito un mese fa alla caduta di un tubo dal ponte. C’erano insomma tutti i segnali per evitare il disastro e i colpevoli dovranno prendersi le loro responsabilità.