Nel presentare la Giornata internazionale contro la corruzione, che ricorre ogni anno il 9 dicembre, il segretariato delle Nazioni Unite mette in luce subito le conseguenze più nefaste di questo fenomeno sociale.
D’altra parte la relazione tra ricchezza e trasparenza è stata evidenziata anche dall’organizzazione “Transparency International”, che ha incrociato l’indicatore che misura la corruzione percepita dei singoli Paesi europei con il Pil pro-capite di quest’ultimi. In questo modo si è visto che i Paesi meno corrotti sono anche quelli che generano maggiore ricchezza per tutti i cittadini. Alcuni esperti fanno notare che non si può parlare di rapporti di causa-effetto, ovvero non si può dire se è la corruzione che genera la povertà o se sono le società povere e le economie più deboli ad essere più esposte e contaminate, per ovvi motivi, dai fenomeni corruttivi. Tuttavia il nesso comprovato tra efficienza, benessere, trasparenza e onesta non può essere ignorato nella lettura di questa piaga.
Per combattere la corruzione bisogna infatti lavorare su un’etica del bene comune, facendo incontrare i principi valoriali del singolo con gli sforzi per conseguimento del benessere collettivo. Il momento storico che stiamo vivendo chiede uno scatto in questa direzione, basta pensare ai fondi per la sanità al prossimo all’utilizzo dei 200 miliardi di euro assegnati all’Italia dal Recovery Fund, per il rilancio dell’economia post pandemia. Una montagna di soldi mai vista prima destinata ad infrastrutture, digitalizzazione e riconversione ecologica dei sistemi produttivi.