Si sente sempre piu’ spesso che medici ed infermieri vengono aggrediti negli ospedali o strutture sanitarie cercando rimedi nei drappelli di polizia senza tenere conto che ogni anno si spendono milioni di euro per la vigilanza attraverso l’impiego delle guardie giurate.
Orbene-spiega il Presidente Nazionale dell’Associazione Guardie particolari Giurate Giuseppe Alviti ex militare dei reparti speciali della Marina Militare ,gia’ medaglia d’argento al valore civile e formatore della Sicurezza-basterebbe rivedere la qualifica giuridica delle stesse fornendole di poteri autoritativi e certificativi su largo spettro d’azione ed aumentarle di numero nei presidi piu’ a rischio dando le giuste informazione invero che le guardie giurate non sono solo dedicate alla salvaguardia dei beni mobili e immobili dell’ente per cui svolgono servizio ma sopratutto per garantire la salvaguardia e l’operativita’ del personale che ivi presta servizi,nei nosocomi appunto medici e infermieri.(vedi dm 269/10 o dlgs 101/2008)
Queste delucidazioni e giuste informazioni nascono dal fatto che sempre piu’ spesso la figura della Gpg (acronimo di guardia particolare giurata) viene fatta oggetto di umorismo da barzellette anche per la poca informazione e formazione degli stessi operatori che forniscono “fiabescamente” notizie false e destabilizzant agli stessi operatori dei committenti.
Urge anche una selezione del personale piu’ approfondita ,su base dei titoli professionali ed pregresse esperienze anche di difesa personale, onde garantire sempre un servizio ottimale per l’utenza.
La verita’ e’ questa se poi si vuole il posto fisso di polizia che elimina di fatto personale da utilizzare contro la criminalita’ diffusa per esiliarla in un unica unita’ nei pronto soccorso vi posso dare la conferma ,tra l’altro gia’ vissuta sulla mia pelle ,che non serve assolutamete a nulla.
Fondamentale è comunque «decongestionare» i pronto soccorso. «Forse è la misura più importante. È fondamentale che i malati arrivino al pronto soccorso soltanto quando ne hanno veramente bisogno. La strada è una sola: la medicina territoriale. Fino a oggi è stata l’anello debole del nostro sistema sanitario, ma ora è indispensabile rafforzarla, potenziarla, riqualificarla. Devono esserci altri luoghi in cui chi sta male riceve le prime cure.