“Sulla riforma della giustizia tributaria sono stati fatti passi avanti, ma non ancora definitivi. Le criticità, infatti, non mancano nel disegno di legge trasmesso alle Camere. L’Unione Nazionale dei Giovani Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, facendo un plauso alle proposte di modifica avanzate dal Consiglio Nazionale, ritiene opportuno evidenziare ulteriori spunti di miglioramento, a partire da quello che riteniamo più importante, ovvero l’esclusione dei laureati in economia dal novero di coloro che possiedono i requisiti per partecipare ai concorsi per la ‘magistratura tributaria’. Circostanza che crea una discriminazione, stride con il contenuto delle prove previste per lo stesso esame e va in contrasto con la peculiarità della materia. L’augurio è che, nel corso dell’iter legislativo, si possano apportare i correttivi necessari per garantire una maggior efficienza della giustizia fiscale, nel rispetto dell’equilibrio di tutte le parti nell’ambito di un giusto processo”. Lo afferma Matteo De Lise, presidente dell’Ungdcec.
“Un aspetto positivo, invece, riguarda il ruolo del giudice monocratico che, chiamato a giudicare nelle liti di valore ridotto, risulta in grado di garantire una maggiore economicità per la giustizia tributaria. Tuttavia – evidenzia De Lise -, la previsione secondo cui le sentenze di tale giudice possono essere appellate soltanto in determinati casi, rischia di porre un pregiudizio alla tutela dei diritti dei contribuenti”.
Federico Giotti (consigliere nazionale dell’Unione giovani commercialisti), sottolinea come “al fine di migliorare il funzionamento della diversa procedura di mediazione (pre-contenzioso), potrebbe essere valutata la nostra proposta di introdurre un organismo terzo che proceda di volta in volta con le valutazioni richieste per la soluzione delle questioni sottese. Un’ulteriore apertura andrebbe fatta nei confronti della prova testimoniale che oggi, spiega Giotti, risulta “ristretta nelle modalità”.
Secondo Francesco Cataldi (consigliere nazionale dell’Ungdcec), “il rinvio pregiudiziale alla Cassazione potrebbe non rappresentare la soluzione alla riduzione della durata del processo e al contenimento del contenzioso. Ad ogni modo, qualora venisse introdotto, risulterebbe opportuno che, in caso di rinvio alla Suprema Corte, oltre alla sospensione del processo fino alla decisione dei massimi giudici venisse sospesa l’esecutività dell’atto impugnato, impedendo un aggravio della situazione del contribuente”.