Aleandro Biagianti / AGF
Una manifestazione Fridays for Future in Italia
Politica, vera o presunta che sia: è attorno a lei che ruotano le polemiche per quanto accaduto all’interno della versione italiana di Fridays for Future (Fff) dopo “l’hackeraggio” della pagina Facebook del movimento da parte di un membro del gruppo.
Da una parte piovono le accuse di presunti “interessi personali e partitici” di alcuni attivisti; dall’altra il movimento prende con forza le distanze da ogni inciucio e anzi rilancia: a puntare allo sbarco in politica sarebbe proprio il responsabile dell’esclusione degli ex compagni.
I fatti: su Facebook esistono ancora oggi due pagine che mirano a rappresentare e promuovere in Italia la lotta lanciata in Svezia da Greta Thunberg contro il cambiamento climatico: la prima si chiama Friday for Future – Italy, è nata l’8 gennaio, a oggi conta poco meno di 50 mila like e rimanda al sito fridayforfuture.it.
La seconda si chiama Fridays For Future Italia, ha 7 mila apprezzamenti ed è stata lanciata la sera del 14 marzo, accompagnata da un comunicato in cui si annuncia anche un nuovo sito.
Il gruppo originario: un paio di ragazzi più gli adulti
Motivo della nascita del nuovo account, si legge nel testo, è “un atto di hackeraggio” avvenuto nella pagina originaria (quella con più fan) “nella notte tra l’8 e il 9 marzo” a causa del quale “gli amministratori sono stati estromessi”. Uno dei componenti del gruppo, il 22enne Luca Polidori che vive e lavora in Belgio, ha rimosso i suoi compagni privandoli della possibilità di gestire i contenuti postati online. Il profilo internazionale Fridaysforfuture (che pur non essendo una pagina verificata è quella che coordina i gruppi internazionali) ha riconosciuto i nuovi canali (quelli con meno fan) come rappresentativi dell’Italia.
Torniamo alle prime settimane dell’anno: a lanciare la pagina Fridays for Future – Italy sono una manciata di persone che, sull’esempio di quanto accaduto all’estero, cominciano a scioperare i venerdì e a seguire le pagine online internazionali dedicate al movimento. Polidori si unisce in un secondo momento, a inizio febbraio: vive in Belgio, lavora come responsabile della comunicazione di una no-profit, e a dicembre ha seguito la manifestazione di Bruxelles che ha portato in piazza 65 mila persone.
Ne viene fuori un gruppo di cinque o sei persone: un paio di ragazzi (Polidori e un altro giovanissimo studente, minorenne) e poi alcuni adulti. Qualcuno di loro è amministratore delle pagine, altri no: semplici editor, come un’altra quindicina di ragazzi che presto si avvicina alla pagina Facebook. Il team, a marzo, conta circa 20 persone.
Polidori, che a fine gennaio (prima di entrare nel gruppo) ha fondato in Belgio un’associazione chiamata Futuro Verde, spinge affinché la versione italiana del Fff se ne doti: “Senza una struttura decisionale non sei indipendente, senza identità legale nemmeno”, spiega lui oggi. Il suo progetto però non passa: i compagni non vogliono che il movimento subisca la trasformazione in associazione, preferiscono che il movimento rimanga nelle piazze di studenti. A Polidori lasciano però la gestione dell’account Business Manager della pagina Facebook.
“Interessi politici e tessere di partito: ecco perché l’ho fatto”
Nella notte tra l’8 e il 9 marzo accade il fattaccio: il ragazzo dal Belgio rimuove gli amministratori e gli editor e cambia password alla pagina Facebook, di fatto estromettendo i colleghi. Per quale motivo?
“Alcune persone interne alle pagine avevano interessi poco chiari – sostiene Polidori parlando all’Agi – Prima del 15 marzo sostenevano che si dovesse promuovere anche la marcia per il clima e contro le grandi opere inutili che si terrà il 23 marzo a Roma. Una manifestazione chiaramente schierata, non indipendente dalla politica com’era lo spirito di Fridays for Future”, commenta lui.
Dietro al suo gesto ci sarebbe quindi il timore che il Fff potesse assecondare le posizioni di alcuni schieramenti: “Preso dalla confusione e dall’emergenza”, dice lui, ha così deciso di bloccare tutti i componenti della pagina.
Polidori aggiunge che alcuni degli ex colleghi amministratori della pagina “hanno tessere di partiti”, in particolare di “Verdi e Possibile”. Si tratta di Sarah Marder, di professione regista e vicina alla Federazione dei Verdi, e di Sarah Testerini, architetto, attivista ambientale e candidata al Senato con LeU alle scorse elezioni politiche a Roma.
Entrambe sono tra le prime ad aver portato in Italia l’hashtag di Greta. Bloccate e rimosse dalla pagina, come tutti gli altri. Tra loro c’è Tommaso Felici, di Torino, che non ci sta ad ascoltare questa ricostruzione: “Ci sono ragazzi che non hanno mai fatto parte di partiti e non hanno mai postato niente di schierato, eppure sono stati eliminati ugualmente. Perché?”.
La replica: “Mai la politica dentro a Fridays for Future”
L’Agi ha contattato Sarah Marder per avere la sua versione dei fatti: 54 anni, Marder è nata negli Stati Uniti ma vive in Italia dal 1988. Ambientalista fin dall’infanzia, il mestiere di filmmaker l’ha portata spesso a occuparsi di questi temi. “Visto il mio animo attento all’ambiente – racconta – un anno fa ho preso la tessera dei Verdi. Il 14 dicembre ho imbracciato il mio cartello e sono andata in piazza a Milano per rispondere al video-appello di Greta lanciato due giorni prima: #FridaysforFuture non esisteva ancora. Quando è iniziato a nascere un movimento attorno all’hashtag ho dichiarato subito davanti a tutti i membri del collettivo, in una chat via Whatsapp e poi nella nostra primissima riunione, il fatto di avere una tessera di partito”.
Un meeting via web, s’intende, perché molti dei protagonisti della storia non si sono mai incontrati di persona trovandosi in diversi luoghi d’Italia. “Polidori non c’era, non aveva ancora nemmeno preso parte al collettivo”, chiarisce Marder. La sua presenza nel Fff, garantisce, è del tutto indipendente dal suo credo politico. La tessera? “È coerente con la lotta contro il cambiamento climatico, anche se ho sempre cercato di scindere” movimento e partito.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Sarah Testerini: “All’interno del movimento ci sono individui che possono avere appartenenze ad associazioni o partiti – ci racconta – ma il gruppo non ha alcuna appartenenza partitica”. Una posizione spiegata chiaramente anche nel manifesto pubblicato sul nuovo sito in cui si legge che Fff “non porta rivendicazioni specifiche di un partito” al fine di “evitare strumentalizzazioni”. “I ragazzi non sono avulsi dalla vita politica italiana, come gruppo però facciamo un’altra cosa: ci occupiamo di chiedere azioni concrete contro il cambiamento climatico”, spiega Testerini.
Al coro che smentisce la ricostruzione di Polidori si unisce Vincenzo Sansonetti, 67 anni, scrittore, giornalista e uno dei volti del nucleo originario del gruppo. All’Agi dice: “Non ho mai percepito, nella maniera più assoluta, il timore che la politica potesse pesare in qualche maniera all’interno del movimento”. I timori del 22enne in Belgio, insomma, secondo loro sono stati esagerati e il gesto di estromissione grave e ingiustificabile: ha rotto il patto di fiducia.
Non solo: tra gli esuli del Fff molti ora sono convinti della cattiva fede di Polidori, accusato di aver agito per appropriarsi della pagina da usare poi per fare proseliti verso la sua associazione, dove peraltro chiede 5 euro a testa per tesserarsi.
L’associazione di Polidori e l’Assemblea annunciata dal Fff
Se Polidori ha fondato l’associazione Futuro Verde, dotata di uno statuto, cui finora hanno aderito “una quarantina” di persone, il nuovo gruppo italiano riconosciuto all’estero promette un’assemblea nazionale per scegliere i propri coordinatori. La riunione probabilmente si terrà a Roma, ma non il 23 marzo in occasione della marcia contro le grandi opere: nel corteo, garantiscono le persone sentite dall’Agi, Fridays for Future non ci sarà. Non come movimento, almeno, mentre sicuramente “diversi attivisti parteciperanno in forma privata”, specifica Andrea Torti, uno dei ragazzi di Milano.
D’altronde lo stesso Sansonetti conferma che “ci sono argomenti che possono essere affini ai nostri, come la Tav, la Tap e le trivelle” pur affermando con forza che come movimento “non abbiamo mai preso posizioni e nemmeno mai affrontato discussioni di questo tipo”.
Nei confronti di Polidori, intanto, sarebbe partita una denuncia per frode informatica da parte di alcuni membri del vecchio gruppo. E poi le accuse che, quello immischiato nella politica, sia proprio lui: la prova sarebbe un post del 5 febbraio comparso su un gruppo privato (gestito dallo stesso 22enne e ora archiviato) in cui definiva la sua associazione Futuro Verde “un movimento politico di ambientalismo diretto che va oltre la sinistra e la destra”. In realtà la definizione è pressoché identica a quella adottata nel già citato manifesto sul nuovo sito del Fff (“Fridays For Future è un movimento politico ma apartitico”). Insomma, non pare essere una prova schiacciante.
Altri ancora sostengono che Polidori sia vicino a Matteo Salvini, ipotesi che il diretto interessato nega: “Non c’è alcuna affiliazione a lui né ad altri partiti”, taglia corto Polidori.
Basterà essere scesi di nuovo in piazza per dimenticare le polemiche e tornare a parlare soltanto di clima? In fondo l’eredità più importante del 15 marzo è il patrimonio di entusiasmo e le decine di migliaia di giovanissimi, molti dei quali nemmeno hanno raggiunto la maggiore età per votare, determinati a non fermarsi e a chiedere alla politica di agire.
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