Non solo le zanne ma anche la pelle del’elefante è diventata un vero e proprio business. Si ricavano medicinali contro il mal di stomaco e perline per collane. Il giro d’affari è dominato da acquirenti cinesi. Pronte pattuglie anti bracconaggio
Non hanno pace gli elefanti in Asia. Non solo ambiti per l’avorio delle zanne, ma sempre di più per la pelle. E in Myanmar (ex Birmania) i bracconieri senza fare distinzione di sesso, sono agguerritissimi conto questi mammiferi proboscidati. Ma a chi piace e a cosa può essere utile la pelle dell’elefante? Una volta scuoiati la pelle sarà trasformata in medicinali per il mal di stomaco o perline per collane, da mettere in vendita su Internet e soprattutto per il mercato cinese. Come se non bastasse, c’è chi li cattura vivi per trasformarli in schiavi del mercato turistico, specialmente in Thailandia, bestie da soma da sfruttare fino alla morte. La denuncia arriva dall’associazione Elephant Family che studia il fenomeno in Asia. E dal rapporto emerge che se nel 2010 somo state ritrovate 5 carcasse, nel 2017 ben 59. “Questa strage sta mettendo a rischio la loro sopravvivenza – confermano gli esperti – in Asia tra elefanti in cattività ed elefanti liberi non si superano i 50 mila esemplari”. Ma arriviamo ai numeri del business: 190 dollari è il prezzo al chilo al quale sono venduti tranci di pelle di elefante; tra gli utilizzi della sua pelle c’è anche quello che riguarda la realizzazione di perline per collane e braccialetti. In questo caso viene utilizzata la polvere di pelle, che può arrivare fino a 425 dollari al chilo. Medicinali e gioielli sono stati trovati nei mercati di Mong La in Myanmar e Xishuangbanna e Guangzhou in Cina, il giro d’affari è dominato dai cinesi. Elephant Family finanzierà squadre di pattuglia anti bracconaggio in Myanmar per due anni e svilupperà un database di registrazione del Dna in Cina e nell’ex Birmania. (da Liberi Tutti)