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Ponte Morandi
I lavori per la ricostruzione del Ponte Morandi potrebbero allungarsi per colpa di una traduzione dal tedesco. Lo scrive oggi il quotidiano La Stampa, che racconta di un un summit tra i periti nominati dalla Procura, dal tribunale e dai legali degli indagati, che dovevano discutere alcuni dettagli sull’incidente probatorio in corso in vista dell’8 febbraio. La riunione c’è stata mercoledì e l’8 febbraio e il giorno dell’udienza in cui si dovrebbe discutere la prima perizia degli esperti scelti dal giudice, sullo stato del viadotto al momento del crollo.
Succede però che la relazione preparatoria messa a punto dai laboratori Empa di Zurigo (ai quali erano stati inviati 16 reperti per rilevare presenza e livello di corrosione) è arrivata in tedesco a dicembre e non è stata ancora tradotta in italiano (non lo sarà entro l’8 febbraio). Un bel problema che rischia di ritardare tutto il processo di verifica e dunque anche quello dei lavori di ricostruzione (il commissario-sindaco Marco Bucci ha promesso l’apertura entro il 15 aprile 2015, mentre la cordata Salini-Fincantieri-Italferr, a cui sono stati affidati i lavori, ha chiesto 12 mesi dalla consegna delle aeree, per poter completare l’opera).
Gli svizzeri hanno realizzato una valutazione delle tracce di corrosione del Ponte Morandi. Un lavoro preparatorio e propedeutico a quello dei periti italiani in vista dell’8 febbraio. “Le verifiche sulle macerie – scrive La Stampa – andranno infatti comparate con quelle sulla parte di viadotto rimasta in piedi. Ma mentre il segmento verso Savona è irrilevante sul piano investigativo, e non ci sono stati problemi a ottenere via libera per demolirlo, il tratto di levante è assai critico: include due torri di 90 metri da cui si diramano i famigerati tiranti, insiste sulle case e prima d’essere distrutto va cristallizzato ogni dettaglio. Chiaro che se per una traduzione dal tedesco va alle calende greche la fase preliminare, pure l’ok ad abbattere quel moncone risentirà dei vari contraccolpi”.
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