Almeno il 90% della popolazione adulta ha avuto il “mal di schiena” e la lombalgia è la quinta causa più comune di visita medica. La sciatica in realtà non è una malattia, ma un sintomo, che in alcuni casi può mascherare patologie ben più gravi
Dagospia, Melania Rizzoli
Il mal di schiena è una delle più frequenti sindromi dolorose dell’umanità, e la lombalgia è la quinta causa più comune di visita medica, circa il 90% degli adulti sperimentano questa sintomatologie una volta nella vita, il 50% dei lavoratori adulti accusano questo dolore ogni anno, e quasi tutti ritengono di essere affetti dalla sciatica, con una auto-diagnosi ‘fai da te’.
Per la medicina ufficiale invece, la sciatica non è una malattia ma un sintomo, che provoca un dolore più o meno forte che si irradia dalla zona lombare fino alla gamba nella sua parte posteriore, lungo il decorso del nervo sciatico e chiamato appunto sciatalgia.
Tipicamente questa sintomatologia algica si presenta solo su un lato del corpo, ed è spesso associata a segni neurologici come intorpidimento o debolezza dell’arto che a volte può arrivare anche al piede. Nella maggioranza dei casi la causa è dovuta ad una protusione o ad un’ ernia vera e propria del disco intervertebrale, il cuscinetto polposo situato tra le vertebre, il quale spostandosi preme sulle radici del nervo ischiatico, che partono dalle vertebre lombari e che si quindi si irritano, si infiammano, provocando la radicolite acuta; altre cause possono derivare dalla compressione sul nervo della testa del feto durante una gravidanza, e meno frequentemente da una mielopatia, da una neuropatia, o da un tumore, ovvero da altre patologie locali che causano un danno al nervo ischiatico.
La sciatica di per sè è dunque un sintomo, ma oggi tutti usano questo termine per auto-diagnosticarsi qualunque dolore della parte bassa della schiena che scende verso la gamba, senza conoscere la vera natura dell’agente che irrita la radice del nervo, e che causa il dolore riferito. Generalmente il dolore sciatalgico viaggia dalla zona lombare al gluteo ed alla parte posteriore della coscia fino al retro dello stinco, accompagnato da sensazione di torpore, formicolio o diminuzione della forza muscolare.
È stato calcolato che entrambi i sessi della popolazione mondiale almeno una volta nella vita ha accusato o accuserà la sintomatologia sciatalgica, che è più frequente negli uomini rispetto alle donne, e si presenta di regola tra i 40 e i 60anni di età, spesso con un esordio violento, un dolore lancinante che immobilizza il paziente fino a piegarlo con il famoso ‘colpo della strega’, ma che nella maggior parte dei casi regredisce con il risolversi della sua causa più frequente, ovvero la protusione o l’ernia del disco intervertebrale.
Molti pazienti pensano che la sciatica sia dovuta ad un movimento sbagliato, come il sollevamento di un peso, uno strappo muscolare o lo stare seduti a lungo in viaggio, invece questo accidente non è causato da un evento specifico, perché può essere favorito da alcune attività che sollecitano meccanicamente e ripetutamente la colonna lombare, soprattutto durante i lavori eseguiti in stazione eretta prolungata.
I polposi dischi intervertebrali essendo infatti situati sopra e sotto ogni vertebra, agiscono da ammortizzatori per le forze subite dall’ intera colonna in senso verticale, ma sono dei punti deboli per la pressione applicata nei movimenti rotazionali. Questo spiega perché una persona che si piega bruscamente da un lato, con un angolo sfavorevole, per esempio per raccogliere da seduti in poltrona un foglio di carta caduto a terra, può più probabilmente sviluppare un’ernia discale rispetto ad una persona che cade da una scala o atterra sul sedere.
Infatti la compressione del nervo sciatico si verifica quando il disco erniato protude esternamente, cioè di lato, strappando l’anello fibroso che lo contiene e lo circonda ed infiammandosi, gonfiandosi e premendo quindi immediatamente sulla radice del nervo. Quando si ha un attacco di sciatica la maggior parte dei pazienti si mette a letto, ma non vi è alcun vantaggio nel rimanere sdraiati, al punto che i medici raccomandano loro di mantenersi attivi ed evitare il riposo assoluto, poiché rimanere attivi riduce di molto l’incidenza e la ricorrenza della lombalgia, perché non esiste una vera e propria prevenzione e non tutti i casi di sciatica possono essere prevenuti.
La sciatalgia è una diagnosi clinica semplice, che viene espressa dalla sola osservazione medica del paziente e dalla sua visita clinica in cui lo specialista esegue alcune manovre per capirne l ‘origine (irritativa, infiammatoria o compressiva) e che, che se positive, non lasciano dubbi diagnostici.
A seconda della causa ipotizzata possono essere indicati ulteriori accertamenti di imaging biomedico, indispensabili quando si sospettino patologie extra-radicali quali tumori, infezioni o neuropatie, e comunque vanno seguiti sempre prima di ricorrere all’intervento chirurgico quando necessario, come la radiografia, la risonanza magnetica, la Tac e, nel sospetto motorio, l’elettromiografia. La diagnosi differenziale è con l’infiammazione dovuta ad herpes zoster, a malattie del sistema nervoso centrale o a neoplasie metastatiche.
Naturalmente nella prima fase acuta, quella più dolorosa, il riposo a letto a gambe flesse può essere utile, e per alleviare il dolore si ricorre ad un mix di farmaci: antinfiammatori , antidolorifici e miorilassanti, somministrabili per via orale, ma possono rivelarsi utili infiltrazioni locali sulla colonna, dette epidurali od iniezioni intramuscolari o endovenose a più rapido effetto a base di antalgici e cortisonici.
La maggior parte dei casi di sciatica si risolvono in tre-quattro settimane, con la disidratazione spontanea della massa polposa fuoriuscita dalla sua sede, ed il trattamento dovrebbe quindi essere conservativo, non essendo necessario o urgente l’ intervento chirurgico, mentre in una minoranza di casi, nei quali sono presenti ernie discali conclamate che non rientrano, od ernie ostruenti che comprimono la radice nervosa del nervo o addirittura il midollo spinale, oppure quando il dolore è grave e supera le sei settimane, l’intervento chirurgico è necessario, per evitare la temibile ‘sindrome della cauda’, deficit neurologici permanenti, che associano al dolore anche il deficit della sensibilità e della motilità dell’arto inferiore. Secondo il tipo di patologia presente il neurochirurgo sceglie tra due tipi di interventi, la microdiscectomia, cioè la rimozione parziale del disco erniato, oppure la laminectomia, e la chirurgia spesso accelera il miglioramento del dolore, con benefici a lungo termine generalmente senza recidive.
I fisiatri suggeriscono che la manipolazione della colonna vertebrale sia un trattamento efficace per la sciatica acuta, mentre per quella cronica ogni manovra sembra inefficace. La manipolazione spinale è stata trovata generalmente sicura per diminuire il dolore acuto correlato al disco, ma bisogna essere assolutamente certi che non vi siano cause diverse da quelle prettamente discali, per non peggiorare la situazione.
La maggioranza di questi episodi di lombalgia fortunatamente sono auto-limitanti ma non progressivi, anche se impediscono molte attività quotidiane, come portare uno zaino o le borse della spesa, prendere in braccio un figlio, inclinarsi sul lavandino per lavarsi il viso, allacciarsi le scarpe, restare nella stessa posizione, seduta od eretta, per lungo tempo, ma se il dolore supera le tre settimane e soprattutto impedisce il riposo notturno è imperativo farsi visitare da un medico.
Il mal di schiena infatti può avere molte cause diverse, indipendenti dai dischi intervertebrali, e se si verifica in concomitanza di altri importanti segni di malattia, come febbre e perdita di peso inspiegabile, potrebbe essere il sintomo di una condizione clinica più grave, come una frattura, un mieloma, un tumore del pancreas, del colon, del retto o dell’ovaio.
Infine è importante sottolineare che per i soggetti in sovrappeso od obesi che soffrono di mal di schiena ricorrenti è obbligatorio perdere peso, diminuire la massa corporea, per alleggerire la pressione dei chili sulla colonna vertebrale, per prevenire la degenerazione di altri dischi intervertebrali ed evitare quindi la frequenza degli attacchi.