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Il coprifuoco divide anche gli esperti

 Tra favorevoli e contrari, il coprifuoco continua a divedere, non solo i politici, ma anche gli esperti. “Vietare di uscire di casa dopo le 22 per ben 7 mesi è il provvedimento più liberticida fra quelli che sono stati presi”, “non ha basi scientifiche” e “può essere controproducente” secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova. Lo difende, invece, a spada tratta Massimo Galli, direttore della struttura di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, secondo il quale “uscire la sera è una delle 4 situazioni della giornata in cui è verosimile avere un rimescolamento di popolazione e diffusione del virus”.
    Il problema del coprifuoco dal punto di vista scientifico, precisa Bassetti, ordinario di infettivologia all’Università di Genova, “è che non abbiamo dati per dire che funzioni. Sappiamo che da quando è stato istituito ha dato risultati ma insieme a altri provvedimenti, come la chiusura di bar e ristoranti. Oggi però non so a cosa serva tra le 22 e le 23, nel momento in cui locali e ristoranti sono comunque aperti”. Questo provvedimento dovrebbe disincentivare il movimento, ma “se le persone sono in giro per 3 ore la sera invece che per 4 ore, si ha solo l’effetto contrario a quello voluto, perché fanno la stessa cosa per un’ora in meno, quindi si concentrano di più, si assembrano di più e ci sono più contatti”. Inoltre, precisa Bassetti, “il coprifuoco è stato introdotto a ottobre e siamo a maggio.
    Sappiamo che più tempo durano le misure e meno vengono rispettate”. Quindi, “bisogna trovare un compromesso, ovvero prolungarlo fino alle 24. Poi con il caldo e l’aumento dei vaccinati, si potrà pensare di togliere questo limite, come hanno fatto altri paesi europei. Anche per non castrarci dal punto di vista turistico”.
    Di parere opposto Galli, professore di infettivologia all’Università degli Studi di Milano. “Nell’arco della giornata – spiega – esistono quattro condizioni che implicano movimento e il rimescolarsi della popolazione: l’andare al lavoro o a scuola, lo stare al lavoro o a scuola, il tornare a casa e l’uscire la sera. In tutte queste situazioni – aggiunge l’esperto – verosimilmente si hanno contatti e ci si mischia con gente diversa, con o senza precauzioni, a seconda dei comportamenti dei singoli individui. È evidente che se devi tenere in piedi le prime tre cose, perché sono quelle che tengono in moto il Paese, si finisce per doverne sacrificare o ridimensionare una che comporta un rimescolamento della popolazione completamente diverso dalle altre. Le limitazioni serali servono a disincentivare i movimenti. Se non si capisce questa cosa – conclude Galli – si andrà avanti a discutere all’infinito, ma non dovrebbe esser difficile da capire. Se poi ci si vuol fare polemica politica è un’altra questione”. 
   

Fonte Ansa.it

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