Tra polemiche e contestazioni, è stato approvato questa mattina al Senato il dl Genova, che fa felici prima di tutti i genovesi, a cominciare dal loro primo cittadino: “demoliremo il ponte Morandi il 15 dicembre, in aprile la ricostruzione”
Tra polemiche, esultanze e contestazioni, il Senato ha definitivamente approvato il Decreto Genova. Tre mesi dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova, che ha causato 43 vittime, il decreto licenziato dal governo alla fine di settembre per avviare la ricostruzione nel capoluogo ligure e contenente anche riferimenti normativi ad altre emergenze, è ora legge. Il via libera è arrivato dall’aula di Palazzo Madama con 167 voti favorevoli, 49 contrari e 53 astensioni. A favore hanno votato i due partiti di maggioranza Lega e M5s più Fratelli d’Italia, contro il Pd e Leu, mentre Forza Italia ha optato per l’astensione.
La soddisfazione del sindaco di Genova: “decreto al 95% conforme alle nostre esigenze”
“Sono fiducioso di poter partire con la demolizione il 15 dicembre e con la ricostruzione già ad aprile”. Lo ha detto il sindaco di Genova Marco Bucci, intervistato a poche ore dall’approvazione del decreto legge dalla trasmissione radiofonica lo Zoo di 105, dettando i tempi degli interventi per il nuovo ponte sul Polcevera. Il sindaco ha parlato
Bucci, commissario per la ricostruzione di ponte Morandi, ha spiegato che dopo l’invio delle lettere alle aziende che saranno coinvolte per la ricostruzione, occorreranno “10 giorni di tempo per le risposte. Nel frattempo, andremo avanti con le richieste di dissequestro e sceglieremo quindi, tra l’ultima settimana di novembre e la prima di dicembre, le aziende che sono già pronte al lavorare”. “Sono campione mondiale di bicchiere mezzo pieno – ha aggiunto il sindaco, rispondendo alla domanda se fosse soddisfatto del provvedimento licenziato dal Parlamento – Per come è stato modificato, il decreto che diventa legge risponde per il 95% alle nostre richieste, ci sono quasi 900 mila euro che arriveranno per la rinascita di Genova”.
Toninelli: “rivoluzione nella definizione dei pedaggi autostradali”
L’approvazione del Decreto Genova in Senato è una buona notizia non solo per i genovesi, ma anche “per chi viaggia sulle autostrade e anche per i concessionari onesti che sapranno investire nel bene pubblico e offrire agli utenti un servizio sempre e veramente migliorato”. Sono le parole del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, che spiega: “Finora per le 25 concessioni autostradali in essere sono esistiti ben 6 regimi tariffari differenti in cui i pedaggi, nella maggior parte dei casi, vengono stabiliti in base a investimenti previsti e costi operativi e con il semplice criterio del ripianamento delle spese dei concessionari, senza alcun obiettivo di incrementare l’efficienza del servizio e la produttività. Con il decreto Genova, invece, il sistema cambia radicalmente. Viene infatti introdotto un sistema tariffario unico, basato sulla metodologia del price cap, il cui indicatore di produttività verrà aggiornato ogni cinque anni e in cui ci saranno dei meccanismi automatici di contenimento degli extraricavi. Si prevede anche, per quei concessionari che non effettuano investimenti o tardano a farlo, una penalità che andrà a ridurre direttamente i pedaggi”.
Con il nuovo sistema, sottolinea il ministro, “si avranno, in generale, pedaggi più bassi e più oggettivamente conformi all’efficienza del servizio. E dunque sarà un grande vantaggio per chi usa le autostrade. Ma vuol dire, anche, che è finita la stagione dei concessionari ‘prenditori’, ovvero di quelli il cui unico obiettivo era arricchirsi sfruttando il bene pubblico e fare profitti senza reinvestirli per la pubblica utilità, potendo per altro contare su una remunerazione del capitale a tassi fuori mercato. Allo stesso tempo, i concessionari che sapranno invece svolgere correttamente il loro lavoro di imprenditori potranno offrire un servizio migliore a tutto il comparto, contribuire a innescare un processo virtuoso nel settore, e anche avere un vantaggio, se sapranno aumentare la propria produttività e contenere i costi, come il nuovo sistema li incentiverà naturalmente a fare”.