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Il Papa potrà forse evitare di rispondere a vescovi e clero, ma non a migliaia di donne americane

Le donne cattoliche americane si mobilitano: sono la “spina dorsale” delle parrocchie, mogli, madri, donne single, donne consacrate e sorelle religiose. Vogliono la verità sugli abusi sessuali. Che un cardinale predi i seminaristi è ripugnante

Si sta sgretolando, sotto i colpi del relativismo (“chi sono io per giudicare?”) e degli scandali mediatici a sfondo sessuale, l’alleanza Chiesa-famiglia che era uno dei pilastri della Chiesa cattolica. Forse toccherà anche a questo Papa fare la drammatica scelta di Benedetto XVI: “morire sulla Croce” o dimettersi.

Da Italiaoggi.it: Le donne di punta nel panorama cattolico, soprattutto americano, hanno chiesto al Papa di non tacere sulle accuse di abusi sessuali all’interno della Chiesa statunitense. 

Se si muovono anche le donne, questa volta è difficile che Papa Francesco possa non rispondere. A chiedere una risposta, anzi l’invio di un visitatore apostolico incaricato di fare luce sugli abusi su minori da parte di membri del clero denunciati dal Grand Giurì della Pennsylvania era stato, a metà agosto, innanzitutto il presidente della Conferenza episcopale statunitense Mons. Daniel Di Nardo. A tutt’oggi non risulta esserci stata risposta alla richiesta dei vescovi americani, ma a non lasciar morire l’argomento ha provveduto nel frattempo l’ex nunzio apostolico in Usa, Mons. Carlo Maria Viganò, rivolgendo al Papa stesso l’accusa di aver saputo degli abusi del cardinal Theodore Mc Carrick e di non averlo sanzionato prima delle dimissioni dello stesso McCarrick a fine luglio.

 

 

A questo punto cominciano a essere diversi i casi in cui il Pontefice si è rifiutato di fornire chiarimenti, di cui il più clamoroso certamente rimane quello in cui ignorò le domande, definite «dubia», di quattro cardinali (Burke, Caffarra, Brandmuller e Meisner) riguardo a dei punti dell’esortazione apostolica Amoris Laetitae. Inizialmente riservate, le domande furono rese pubbliche dai porporati dopo aver atteso molto tempo un riscontro da Papa Francesco.

Forse è per questo che una cinquantina di donne di punta nel panorama cattolico, soprattutto americano, hanno preso l’iniziativa di rivolgere al Pontefice un appello accorato proprio in quanto donne, affinché non taccia.

 

«Siamo mogli, madri, donne single, donne consacrate e sorelle religiose» si firmano le donne del documento pubblicato il 30 agosto. «Siamo le madri e sorelle dei vostri sacerdoti, seminaristi, futuri sacerdoti e religiosi. Siamo leader laiche della Chiesa e le madri della prossima generazione. Siamo professori nei vostri seminari e leader nelle cancellerie cattoliche e nelle istituzioni. Siamo teologhe, evangeliste, missionarie e fondatori dell’apostolato cattolico. Siamo il popolo che si sacrifica per finanziare il buon lavoro della Chiesa. Siamo la spina dorsale delle parrocchie cattoliche, scuole e delle diocesi. Noi siamo le mani, i piedi e il cuore della Chiesa. In breve, noi siamo la Chiesa, tanto quanto i cardinali e i vescovi».

 

Cosa chiedono le 53 firmatarie iniziali, a cui si sono aggiunte nel giro di tre giorni altre decine di migliaia di firme, per un totale che al momento di scrivere si avvicina ai 29 mila? Facendo leva sull’invito di Bergoglio ad essere «una presenza femminile più incisiva nella Chiesa», le donne fanno quesiti che «non richiedono lunghe indagini né prove fisiche. Essi richiedono solo una Sua risposta diretta, Santo Padre. Quando l’hanno interrogata recentemente sulle accuse di monsignor Viganò, lei ha risposto: non dirò una sola parola su questo. Ha invitato i giornalisti a leggere attentamente l’informativa e farvi il vostro giudizio». Ma «per il suo gregge sofferente, papa Francesco, le sue parole sono inadeguate. Feriscono, ricordano il clericalismo che lei ha così recentemente condannato. Abbiamo bisogno di leadership, verità e trasparenza. Noi, il vostro gregge, meritiamo risposte in questo momento».

 

In particolare il documento enuclea tre domande specifiche riguardo alle accuse di Monsignor Viganò, secondo cui nel giugno 2013 aveva detto direttamente al Pontefice che l’allora cardinale McCarrick aveva danneggiato generazioni di seminaristi e sacerdoti e che Papa Benedetto XVI gli aveva ordinato di ritirarsi a una vita di preghiera e di penitenza, senza però ottenerne l’obbedienza. Le donne chiedono:

1) È vero questo? Che cosa le disse l’arcivescovo Viganò nel giugno 2013 riguardo all’allora cardinale McCarrick?

2) Quando ha saputo delle accuse di abuso sessuale o di comportamenti sessuali scorretti con adulti da parte dell’allora cardinale McCarrick?

3) Quando ha saputo delle restrizioni di Papa Benedetto all’allora cardinale McCarrick? E lei ha sciolto l’allora cardinale McCarrick da una qualche restrizione impostagli da Papa Benedetto XVI?

 

«Santo Padre», continua il documento, «per favore, non si giri dall’altra parte. Lei si è impegnato a cambiare i modi di fare clericali nella Chiesa. Che un cardinale predi i seminaristi è ripugnante. Abbiamo bisogno di sapere che possiamo fidarci che lei sia onesto con noi su ciò che è accaduto. Le vittime che hanno sofferto così tanto hanno bisogno di sapere che possono fidarsi di Lei. Le famiglie, che saranno la fonte di rinnovamento della Chiesa, hanno bisogno di sapere che possiamo fidarci di Lei, così da poterci fidare della Chiesa.

Per favore non ci tenga a distanza su queste domande. Siamo figlie fedeli della Chiesa che hanno bisogno della verità in modo da poter aiutare a ricostruire. Non siamo cattolici di seconda classe che si possono ignorare mentre i vescovi e i cardinali gestiscono le questioni fra loro privatamente. Abbiamo il diritto di sapere. Abbiamo diritto ad avere le Sue risposte».

 

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