Un lavoro di decenni, coraggioso e lontano da riflettori mediatici. Non solo “cervelli italiani” costretti oggi a fuggire all’estero, ma imprenditori a 360° che hanno esportato il genio italico, capaci di innovare e di vincere sfide internazionali
Pasquale Dellapenna, pescarese, fondatore e CEO di Technical Supplies & Services, è oggi uno degli uomini d’affari più influenti e ascoltati dalla Presidenza della Federazione degli Emirati Arabi Uniti. La sua azienda, TSSC, è la terza per importanza dell’intera Federazione, leader nel ramo manifatturiero e della componentistica -soprattutto nel settore strategico dei materiali da costruzione e dei sistemi e prodotti per la refrigerazione-, offre servizi a valore aggiunto negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita e conta oltre 6000 dipendenti. Sin dalla sua fondazione nel 1975, TSSC ha fatto scuola in materia di parametri di produzione trasmessi a intere filiere produttive distribuite oggi tra Sharjah, Dubai e Abu Dhabi, secondo principi di eccellenza ingegneristica.
Quel che colpisce di più in Dellapenna -splendido “quasi ottantenne” ancora in prima linea nell’impegno lavorativo quotidiano- è un amore per l’Italia che non demorde, e si ritrova solo in personalità elevate che pure, per vedere riconosciuto il proprio valore, sono state costrette a espatriare. Lo stesso amore che avevano e hanno, fino alla terza-quarta generazione, milioni di discendenti dei migranti italiani in tutto il mondo. L’editore di Corrierequotidiano, Saverio Lauretta, ha avuto modo di conoscere per ragioni professionali Dellapenna ed è rimasto affascinato, oltre che da una forma di umiltà inaspettata in un personaggio di questo calibro, dalle molteplici attività di “globalizzazione positiva” da lui messe in atto in terra straniera, dall’Iraq alla Nigeria, lasciando ovunque un’impronta indelebile che onora l’Italia.
Dellapenna è vicepresidente del Rotary di Dubai e sua moglie, che viene comunemente definita “Lady Dubai”, è nota per le molteplici attività umanitarie che svolge con discrezione e assiduità. In molte realtà l’imprenditore pescarese ha creato dal nulla strutture di sostentamento per i più bisognosi, dall’avicoltura ai prefabbricati per i senzatetto. Ma non ama che se ne parli; piuttosto, coltiva un sogno nel cassetto: riportare in Italia, qualcosa di ciò che ha realizzato, coniugando genialità e umanità, etica e innovazione, come ha fatto ovunque nel corso della sua avventura umana e professionale.
Il nostro Paese non deve rimpiangere solo la “fuga dei cervelli”, ma anche quella delle anime e dei cuori di compatrioti illustri che, senza nulla ricevere in cambio, tengono alto il prestigio internazionale e il nome dell’Italia in un’epoca pur densa di difficoltà.