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Filippo di Edimburgo
Il Regno unito in queste ore è col fiato sospeso: il principe Filippo, duca di Edimbugo e marito della Regina Elisabetta, 97 anni, si è ribaltato con la Range Rover vicino alla tenuta reale di Sandringham. I media britannici, come riferisce La Repubblica, riferiscono che il reale risulta illeso ma sotto shock. Plausibile considerata l’età avanzata.
Così in molti si chiedono come funzioni il meccanismo di rinnovo della patente per persone un po’ avanti con l’età. In Italia i limiti anagrafici per mettersi alla guida riguardano autotreni e autoarticolati fino alle 20 tonnellate, che non si possono guidare oltre i 65 anni e autobus, autocarri, autotreni autoarticolati, autosnodati, adibiti al trasporto di persone, che non si possono guidare superati i 60.
Per il resto, per legge, non esiste un vero e proprio limite ma solo controlli che con l’avanzare dell’età si è obbligati a svolgere con più frequenza. In particolare: ogni 5 anni superati i 50 anni e fino ai 70, ogni 3 anni superati i 70 e fino agli 80 e ogni 2 anni dagli 80 in poi. Sono controlli che bastano a garantire sicurezza sulla strada? Per molti no. La pensa così Massimo Veneziano, direttore del Centro disturbi cognitivi e dementi dell’ospedale Galliera di Genova, sentito da La Stampa in un articolo del 2016 dove spiega “Una delle ragioni principali dell’incremento di incidenti mortali è che non c’è una valutazione approfondita e attenta.
Come noto, alcune funzioni declinano con l’avanzare dell’età, l’udito, la vista, ma ci sono anche il rallentamento delle funzioni cognitive e problemi motori, tutti elementi che creano difficoltà durante la guida. Ci sono poi le patologie correlate, come le malattie neurologiche e cardiache, che si riscontrano soprattutto nelle persone anziane.
Non a caso, gli incidenti aumentano tra i 70 ai 90 anni: la curva di crescita è evidente”. Il sistema medico purtroppo, sempre secondo il dottor Veneziano, non può permettersi economicamente una visita che sia davvero accurata per cui spesso si finisce per cedere e rimettere alla guida anziani che magari, bramosi dell’autonomia derivante dall’uso dell’automobile, non si rendono conto di quanto i loro limiti dettati dall’inevitabile avanzare degli anni, possano rappresentare un pericolo per tutti gli altri automobilisti. E se le visite non possono fornire un referto definitivo e realistico delle condizioni dell’automobilista anziano, di conseguenza la responsabilità ricade sullo stesso automobilista anziano, duro magari, com’è normale che sia, ad ammettere gli acciacchi ed una capacità di guidare in piena sicurezza venuta ormai meno.
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