Un vero fattaccio in Ucraina. Chernobyl, la centrale nucleare assassina potrebbe costituire un pericolo.
In questi giorni, i fisici nucleari sono impegnati a monitorare un’ondata di reazioni di fissione tra le rovine della famigerata centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina. Secondo un primo rapporto di New Scientist, c’è stato un picco nelle reazioni nucleari che, ormai, si pensava fossero cessate, in una camera inaccessibile del complesso.
Al momento della scrittura, gli scienziati stanno valutando il problema per accertarsi che la reazione si stabilizzi, in quanto potrebbe portare a una nuova incontrollata accensione del materiale fissile, il che sarebbe profondamente preoccupante (e questo è un eufemismo). Tuttavia, ci sono ancora delle perplessità riguardo la possibile evoluzione di questa situazione. In ogni caso, secondo gli studiosi, c’è motivo di preoccuparsi anche se non hanno ancora dato l’allarme.
La resurrezione del “piede d’elefante” in un’accessibile stanza di Chernobyl
Il reattore numero quattro dell’impianto elettronucleare di Chernobyl ha subito una catastrofica fusione ed esplosione nel 1986, per una combinazione di negligenza oltre ogni umana comprensione e un difetto nelle barre di controllo del nocciolo. Alla fine, ha squarciato i muri e ha causato la fusione di 150 tonnellate di materiale radioattivo fissile. Questo, mescolato con cemento e acciaio a formare un materiale simile alla lava, è colato nei piani sottostanti alla centrale, trasformando quella stanza nel posto più mortale al mondo.
Si sospetta che una delle camere, chiamata subreactor room 305/2, possa ospitare enormi quantità di materiale radioattivo composito, ma niente è mai riuscito ad entravi per ottenere conferma; né umani, né robot.
Uno specialista nello smaltimento dei rifiuti nucleari presso l’Università di Sheffield del Regno Unito, Neil Hyatt, ha paragonato questo scenario con le braci ancora ardenti di un barbecue e ha aggiunto che questo evento è la prova che quanto successo la notte del 26 aprile non sia mai stato risolto, neanche lontanamente. Solamente gestito al meglio delle possibilità di allora.
I livelli di acqua potrebbero aver raggiunto un livello critico
Quando si tratta di reazioni nucleari, nulla accade senza una precisa causa e una teoria suggerisce che il nuovo sarcofago posizionato nel 2016 per confinare la struttura abbia impedito all’acqua di entrare.
Il combustibile usato nelle centrali nucleari, sia esso plutonio oppure uranio, emette neutroni ad altissima velocità durante il decadimento radioattivo. Se essi colpiscono altri nuclei radioattivi, può verificarsi un aumento d’intensità in una reazione di fissione. Questo processo può essere rallentato moderandone il calore con grandi volumi d’acqua.
La vecchia copertura in rovina, costruita rapidamente per contenere il reattore sulla scia dell’incidente di Chernobyl, era stata costellata di fori che lasciavano entrare l’acqua piovana nella struttura. Le piogge potrebbero aver tenuto a bada le reazioni nucleari nella stanza 305/2, il che significa che la nuova struttura in acciaio potrebbe impedire l’ingresso di acqua a sufficienza per placare quel mostro.
Ma potrebbe anche esserci troppa acqua, poiché se fosse completamente prosciugata i neutroni in fuga sarebbero troppo veloci per essere catturati da altri nuclei radioattivi e non si verificherebbero picchi.
Insomma, il problema è quasi certamente il livello critico e ignoto d’acqua, che torna a spaventare e a ricordare quanto la negligenza umana a favore del proprio tornaconto possa essere disastrosa, anche in situazioni così controllate e sicure come un reattore nucleare a fissione.