Nuova Delhi, 19 mar. –
In India e’ giallo sul ritrovamento, agli arrivi dell’aeroporto di Mumbai, di un embrione umano trasportato da un passeggero malese in una scatola metallica nascosta nella sua valigia. Le autorita’ indiane stanno indagando su un possibile traffico di embrioni tra il Paese e altre nazioni della regione, anche perchè l’uomo arrestato, Partiban Durai, ha raccontato di aver gia’ fatto la stessa operazione dieci volte negli ultimi 18 mesi, per consegnare feti in una rinomata clinica di Bandra (ovest) e poi ripartire il giorno stesso.
Finora le indagini si concentrano sulla Indo Nippon Ivf Clinic,che ha sede proprio a Bandra, precisamente in Turner Road, specializzata nelle cure dell’infertilita’. Il legale della direzione della clinica ha formalmente respinto le accuse dinanzi l’Alta Corte di Mumbai, denunciando una “montatura da parte della concorrenza”.
Ad insospettire le autorita’ giudiziarie indiane il fatto che l’uomo arrestato abbia riferito di aver lavorato per la ‘Heart to Art’, un’agenzia per la maternita’ surrogata in Malaysia, diretta da un uomo di origine indiana e dalla moglie, cittadina britannica. Poi, dopo l’arresto, gli agenti hanno accompagnato Durai nell’albergo cinque stelle dove aveva una stanza prenotata, perchè si muovesse secondo i piani e si potessero ottenere informazioni utili ai fini dell’inchiesta.
L’uomo ha inviato fotografie ai ‘proprietari’ dell’embrione, per rassicurarli sul buon andamento del trasferimento in India. Poi si e’ messo in contatto con il direttore della Indo Nippon Ivf Clinic, Goral Gandhi, per la consegna della scatola di metallo. E’ stata anche ritrovata una folta corrispondenza e-mail tra la clinica di Bandra e diverse agenzie in Malaysia, con richieste specifiche di embrioni.
“Siamo di fronte a spedizioni illegali di embrioni in India” hanno riferito le autorita’, aggiungendo che presumibilmente il feto in questione avrebbe dovuto essere impiantato nell’utero di una madre surrogata indiana. Tale pratica risulta meno costosa in India rispetto ad altre nazioni, il che fa affluire molti cittadini stranieri in cerca di una gravidanza.
A questo punto il processo a Mumbai dovra’ chiarire tutte le dinamiche di questo caso, e forse di altri, interrogando direttamente il direttore della Indo Nippon Ivf Clinic; per ora non e’ chiaro se avesse gia’ individuato la madre surrogata o avrebbe trasferito l’embrione ad un altro centro o ad altri medici.
In India le regole sulla riproduzione assistita sono nebulose, ma l’importazione di embrioni e’ vietata salvo che per scopi scientifici, dietro previa autorizzazione del Consiglio indiano della ricerca medica.
fonte(AGI)