La Centrale Operativa Territoriale è uno strumento organizzativo innovativo che svolge una funzione di coordinamento della presa in carico del cittadino/paziente e raccordo tra servizi e soggetti coinvolti nel processo assistenziale nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e della rete di emergenza-urgenza.
L’obiettivo è assicurare continuità, accessibilità ed integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria, attraverso un servizio rivolto prevalentemente ad operatori sanitari e sociosanitari: un ruolo in cui gli infermieri hanno dimostrato non solo durante la pandemia la loro professionalità.
E se resta comunque un dato di fatto la carenza di infermieri rispetto alla quale l’Italia è tra i fanalini di coda dell’UE, è forte e chiara l’evidenza dell’impegno di oltre 26mila unità con contratti di varia natura, flessibili e non, durante la pandemia e per affrontare il post-Covid e recuperare tutte le prestazioni rimaste indietro: gli infermieri ci sono.
“Gli infermieri – spiega la presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche Barbara Mangiacavalli – conoscono e agiscono sul territorio, sono stati quelli che insieme ad altri professionisti, sono andati nelle case delle persone durante la pandemia. Abbiamo avuto l’ennesima conferma – continua – delle situazioni di fragilità, di mancata assistenza, di solitudine e isolamento, e come facciamo da anni ci siamo spesi per garantire il possibile nel prendersi carico della salute dei nostri assistiti e per questo siamo in pole position per il ruolo di team leader nel disegno del PNRR”.
“Lo rivendichiamo nel contenuto – afferma ancora Mangiacavalli – e non nel contenitore: non se ne può più di sentir parlare di ‘contenitori’ e di leggere articoli in cui si discute se si deve chiamare in un modo piuttosto che in un altro o in cui ci si riferisce ancora a questioni ormai inesistenti di gerarchia”.
“Spero che la forza del PNRR – sottolinea – sia quella di rivedere e innovare modelli, spero che la forza stia nel non ragionare più di contenitori e gerarchie. Si raccomanda l’équipe multiprofessionale in cui deve esserci un team leader che rappresenta la professione che risponde al bisogno prioritario trovato in quella famiglia, in quella comunità, in quel singolo”.
“Allora – spiega la presidente FNOPI – costruiamo il team leader sul bisogno prevalente che sia sanitario, sociale, sociosanitario, socioassistenziale: i meccanismi di lavoro non possono essere gerarchizzati secondo modelli precostituiti, ma deve esserci un adattamento reciproco, non la standardizzazione delle competenze, ma la standardizzazione della formazione. Questa è una vera équipe multiprofessionale e questa è l’organizzazione che ci aspettiamo dalle Regioni. Gli infermieri saranno al fianco di quelle che vogliono costruire davvero il nuovo modello, ma con altrettanta forza respingeranno ogni ipotesi di rimanere ancorati a vecchi schemi precostituiti”.