«Ma cosa studiamo a fare per 11 anni, noi medici, se poi ai non specialisti delle cooperative è consentito lavorare in ospedale e adesso agli infermieri lombardi è addirittura concesso di essere i supplenti dei medici di medicina generale? Ma cosa li teniamo a fare corsi di laurea di 6 anni e scuole di specializzazione di 4-5 anni se quello che vi impariamo non è ritenuto necessario per il nostro lavoro? Se la risposta alla carenza dei medici è assumere chiunque possa fare compagnia al paziente, senza considerare la sua formazione, trasformiamo il corso di laurea in Medicina in un corso triennale e aboliamo le specializzazioni. Risolveremmo i problemi di organico in un batter d’occhio. Tanto evidentemente la sicurezza delle cure e la tutela della salute dei cittadini non interessano più a nessuno». La provocazione è di Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED (cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED), che non nasconde lo stupore e l’incredulità dinanzi alle dichiarazioni di ieri della vicepresidente e assessore al welfare della Lombardia Letizia Moratti sulle «sperimentazioni in corso presso alcune Asst» che riguardano «una supplenza degli infermieri sui medici di medicina generale».
«L’assessore Moratti – prosegue Quici – si è forse dimenticata che diagnosi e prescrizione delle terapie spettano al medico? Cosa dovrebbero fare gli infermieri-supplenti? E pensa davvero che ci siano infermieri disposti a rinunciare al loro ruolo fondamentale di assistenza al paziente per caricarsi di responsabilità cui non sono preparati? Sarebbe pronta a farsi visitare e curare da chi non ha le competenze adeguate, e spiegare ai cittadini che chiunque è meglio di nessuno? E di raccontare onestamente che la situazione in cui oggi si trova la Lombardia è frutto di anni di errata programmazione, e non di chissà quale disastro imprevedibile?».
«Sulla salute delle persone non si scherza, e non si possono accettare questi giochi di pura demagogia. La Federazione CIMO-FESMED continuerà a difendere il ruolo dei medici da ogni attacco di questo tipo e in ogni ambito, anche se il disegno globale appare sempre più chiaro – conclude Quici -: abbassare sfacciatamente il livello della sanità pubblica per arrivare alla sua privatizzazione. Ma noi non siamo disposti a rimanere inermi a guardare».