Chiunque può collegarsi con la redazione dell’Agi mantenendo la riservatezza più assoluta e allegare documenti, foto e video. E segnalare ogni sorta di pratiche illegali. L’Agenzia pubblicherà solo ciò sarà verificato oltre ogni ragionevole dubbio
Milano – Dai Panama Papers allo scandalo LuxLeaks, dal Datagate alle rivelazioni di WikiLeaks: senza i whistleblower non avremmo forse mai saputo dell’elusione fiscale di politici e potenti del mondo grazie ai paradisi fiscali o dei programmi di sorveglianza di massa attuati dalla Nsa, la National Security Agency americana.
Fonti che hanno rivelato documenti segreti “perché il mondo deve sapere”. Persone che poi hanno deciso di uscire allo scoperto, come Edward Snowden, Chelsea Manning o Antoine Deltour. Cittadini additati come eroi dalla opinione pubblica ma perseguitati dagli Stati colpiti che hanno presentato loro il conto.
Resta il fatto che tutte le grandi inchieste degli ultimi dieci anni non sarebbero state possibili senza le rivelazioni di whistleblower e senza la cooperazione tra giornalisti di tutto il mondo che si sono associati per analizzare, contestualizzare, verificare e raccontare il contenuto di milioni di documenti che senza questo lavoro non avrebbero significato nulla.
È con questa duplice formula, che nell’era dei big data riteniamo fondamentale per il giornalismo, che Agi lancia ItaliaLeaks, una piattaforma protetta per consentire a chiunque di comunicare anonimamente con la nostra redazione, di allegare eventuali documenti, foto e video, per denunciare e combattere la corruzione e le pratiche illegali.
Partiamo con MafiaLeaks: un canale dedicato alle denunce contro le organizzazioni criminali che operano nelle regioni italiane e all’estero, perché riteniamo che le mafie siano una vera emergenza nazionale e non solo. Partiamo dalla mafia perché le minacce e le intimidazioni nei confronti dei giornalisti – Ossigeno per l’informazione ne ha contate 99 dall’inizio del 2018 – dimostrano quanto sia diventato difficile e pericoloso raccontare crimini e affari delle cosche. In Italia ci sono 19 colleghi – fra i quali Lirio Abbate, Roberto Saviano, Giovanni Tizian, Federica Angeli, Paolo Borrometi, Sandro Ruotolo e Michele Albanese – costretti a vivere sotto scorta per gli articoli scritti sugli affari delle mafie sul territorio.
A loro, ai colleghi di altre testate, italiane e non, Agi ha chiesto di lavorare insieme per verificare, contestualizzare, ricostruire in un racconto puntuale a più mani le segnalazioni che di volta in volta arriveranno alla piattaforma MafiaLeaks.
Lavoreranno in pool, “perché siamo convinti che più dello scoop oggi sia importante un lavoro di squadra che consenta di non lasciare soli i colleghi in prima linea contro le mafie e il malaffare sul territorio. Partiamo con la mafia, ma dalla piattaforma sarà possibile inviare segnalazioni anche su altri settori. Pubblicheremo solo ciò che potremo verificare al di là di ogni ragionevole dubbio. Non sarà un lavoro facile. Ma siamo convinti che la verità e il giornalismo d’inchiesta abbiano ancora, e forse oggi più che mai, un ruolo fondamentale nel proteggere la democrazia, la libertà di parola e la libertà di tutti i cittadini“.