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carabinieri (Afp)
Massoni, politici e professionisti: tutti legati da quello che i magistrati di Trapani considerano un patto scellerato che aveva il suo cuore a Castelvetrano, la città del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, ed era in grado di condizionare le scelte del Comune, di dirottare finanziamenti regionali e pilotare nomine. Una vera e propria loggia a capo di un vasto sistema corruttivo di cui cui erano tasselli i 27 arrestati ieri dai carabinieri e che secondo la procura era pure in grado di ottenere notizie riservate sulle indagini. Indagate altre 10 persone
Così sono contestati i reati contro la pubblica amministrazione, contro l’amministrazione della giustizia nonché l’associazione a delinquere segreta. Tra gli arrestati, dunque, numerosi esponenti politici e istituzionali della provincia di Trapani, tra cui l’ex deputato regionale di Castelvetrano di FI Giovanni Lo Sciuto, ex medico di 56 anni, nella scorsa legislatura vicepresidente della Commissione Formazione e Lavoro e componente dell’Antimafia regionale: sarebbe stato lui ad avere un ruolo preminente nel sistema illegale creato secondo chi indaga da numerosi esponenti politici e della pubblica amministrazione: “un vasto sistema corruttivo negli enti locali”, sottolineano i pm, con in testa il Comune di Castelvetrano e l’Inps di Trapani.
Sindaci e rettori
Parte di questa rete l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante e l’ex deputato e assessore regionale Francesco Cascio accusato di avere favorito l’organizzazione. In carcere tre poliziotti e risulta indagato per abuso d’ufficio l’attuale assessore all’Istruzione, Roberto Lagalla, ex rettore di Palermo in relazione, secondo i magistrati di Trapani guidati dal procuratore Alfredo Morvillo, a una borsa di studio destinata alla figlia di uno degli arrestati nell’operazione “Artemisia”.
Nel dettaglio i reati contestati a vario titolo sono corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio ed associazione a delinquere segreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (violazione della legge Anselmi).
Sono emersi diversi episodi di violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento nei confronti di Lo Sciuto da parte di appartenenti alle forze dell’ordine e di esponenti politici regionali quali l’ex deputato regionale Cascio. Notificati anche 5 obblighi di dimora e una misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, nonché notificate altre 4 informazioni di garanzia ad altrettanti indagati.
Le indagini sono iniziate nel 2015 e hanno avuto come fulcro l’ex deputato Lo Sciuto, in carica fino al 2017, a carico del quale sono emersi gravi indizi in ordine alla commissione di numerosi reati contro la pubblica amministrazione “il cui fine ultimo era quello di ampliare la sua base elettorale in vista delle varie elezioni e di conseguenza il proprio potere politico”.
Borse di studio e pensioni di invalidità
Accertato “uno stabile accordo corruttivo”, viene spiegato con Rosario Orlando – già responsabile del Centro Medico Legale dell’Inps, fino al maggio 2016, poi collaboratore esterno dello stesso ente quale medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili che riusciva a corrompere, attraverso regalie e altri favori, nonché la sua intercessione con l’ex rettore Lagalla, destinatario di informazione di garanzia, per l’aggiudicazione di una borsa di studio a favore della figlia presso l’università di Palermo.
Da Orlando l’ex deputato regionale ha ottenuto la concessione di numerose pensioni di invalidità, anche in assenza dei presupposti previsti dalla legge. Ogni pensione di invalidità fatta concedere, rappresentava per l’ex deputato un cospicuo pacchetto di voti certi. Circa 70 sono i casi di pensioni di invalidità, attualmente al vaglio degli inquirenti.
Lo Sciuto godeva inoltre del rapporto privilegiato con il presidente dell’ente di formazione professionale Anfe, Paolo Genco, anche lui tratto in arresto che gli garantiva sostegno economico e raccolta di voti per le sue candidature, nonché il suo consenso popolare, strettamente connesso alle assunzioni presso l’Anfe. In cambio agevolava la concessione dei finanziamenti a favore dell’ente.
Istituzioni asservite
Soprattutto l’indagine ha dimostrato ancora “l’esistenza di una associazione a delinquere promossa ed capeggiata da Lo Sciuto” con la collaborazione, nel settore organizzativo, del massone Giuseppe Berlino, associazione che vede tra i suoi membri l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, l’ex vice sindaco Vincenzo Chiofalo e il commercialista massone Gaspare Magro. Gli scopi, secondo i pm, “non si limitavano alla esecuzione di una serie indeterminata di delitti ispirati da un medesimo disegno criminoso”, ma ha avuto ad oggetto anche “il condizionamento e l’asservimento dell’attività di organi costituzionali e di articolazioni territoriali della pubblica amministrazione alle finalità segrete del gruppo criminale”.
Tali finalità venivano, in particolare, perseguite “con modalità che garantivano la segretezza degli scopi associativi e della reale composizione dell’organizzazione, anche e soprattutto grazie al ruolo di appartenenti alle istituzioni”.
Venivano così stretti “accordi collusivi con esponenti di rilievo del mondo politico, delle forze dell’ordine, delle istituzioni e degli enti di governo del territorio, del comparto sanità e dell’imprenditoria, nell’infiltrazione nei centri di potere di membri dell’associazione segreta o comunque di soggetti diretti dagli associati in modo da strumentalizzarne l’azione al perseguimento delle finalità del gruppo”, e infine, infiltrando appartenenti o altri personaggi legati al Lo Sciuto da vincoli di fedeltà all’interno delle logge massoniche e sfruttando a fini elettorali l’appoggio delle logge, appoggio che veniva ricambiato con il sostegno alle richieste di nomina, segnalazioni e raccomandazioni provenienti da affiliati alla massoneria – come avvenuto nella scelta fatta dall’ex sindaco Errante di nominare, su indicazione del Lo Sciuto, 4 nuovi assessori iscritti a logge massoniche.
Insomma, un “controllo generalizzato e penetrante delle scelte politiche ed amministrative, al condizionamento delle scelte inerenti le nomine in enti pubblici o di interesse pubblico” (come nel caso dell’Ipab Infranca e del Parco Archeologico di Selinunte e della nomina del massone Berlino all’interno della segreteria dell’assessorato regionale), la predisposizione di bandi e l’assegnazione di finanziamenti regionali, all’assegnazione di pensioni di invalidita’ o indennita’ di accompagnamento ed all’assunzione in strutture pubbliche e private (una fra tutte l’Anfe) di soggetti scelti da Lo Sciuto “sulla base di interessi clientelari, affaristici o personali”. Una “macchina di potere”, capace di condizionare nomine e elezioni “grazie all’enorme rete clientelare creata”.
‘Pupari’ al Comune
In tale contesto di profondo condizionamento della corretta amministrazione della cosa pubblica, è estremamente sintomatico il caso del Comune di Castelvetrano in cui Lo Sciuto e i suoi, dopo aver “governato” tramite gli ex sindaco e vice sindaco dal 2012 al 2017, hanno raggiunto un accordo con l’ex rivale politico Luciano Perricone, raggiunto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, finalizzato alla sua elezione a sindaco in occasione delle elezioni del 2017.
Non viene contestata l’appartenenza alla massoneria in quanto tale. Non viene addebitata infatti alcuna responsabilità al maestro venerabile della Loggia al cui interno si annidava l’associazione segreta, in quanto è emerso come il gruppo prendesse autonomamente le decisioni: una ‘super loggia’ piu’ forte della loggia.
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