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Nicola Gratteri
C’è un’organizzazione terroristica sovranazionale in contatto con le mafie; i consigli comunali sciolti per infiltrazioni saranno ancora di più; la criminalità organizzata emergente è quella albanese; le finanziarie lombarde in prima fila nel riciclaggio; le mafie potrebbero influenzare i media per screditare le istituzioni dello Stato. E poi ancora: le banche locali sono più condizionabili e l’informatizzazione del processo tocca interessi ben individuati. In questo quadro l’intelligence è fondamentale per la sicurezza dello Stato e dei cittadini.
Questo, in sintesi, la lezione del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri al master in Intelligence dell’Università della Calabria. Salutato dal Rettore Gino Crisci e introdotto dal direttore del master Mario Caligiuri, Gratteri ha ricordato come “il fenomeno della ‘ndrangheta è stato sottovalutato. Bisogna conoscere la storia per capire come mai da noi i ladri di polli sono diventati la mafia più ricca del mondo e altrove sono rimasti ladri di polli”. Per lui, “i calabresi non sono omertosi, ma delusi, stanchi del potere, sfibrati da mille maneggi”.
Il procuratore ha poi affrontato il tema dell’area grigia dell’economia, evidenziando che “il riciclaggio più che dai grandi istituti di credito viene compiuto spesso dalle banche locali i cui vertici sono più condizionabili. I capi delle mafie non sono in grado di fare operazioni raffinate di riciclaggio e quindi si servono di professionisti e di finanziarie, quasi sempre del Nord e principalmente lombarde”.
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Gratteri ha poi ricordato che “le mafie sono state storicamente legittimate dalle classi dirigenti, come dimostra il primo scioglimento di un consiglio comunale per mafia avvenuto a Reggio Calabria nel 1869”. Secondo il procuratore, il decennio più buio della Calabria è stato quello che va dal 1975 al 1985, caratterizzato dalla stagione dei sequestri che ha consentito alla ‘ndrangheta di accumulare risorse da investire nell’acquisto delle attrezzature per le opere pubbliche e per avviare il traffico della cocaina. Questa fase ha determinato il trasferimento di molte famiglie benestanti fuori dalla regione, svendendo i propri beni.
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La mafia emergente è quella albanese, dura e feroce e alleata quasi dovunque con la ‘ndrangheta. Ma le collaborazioni sono costanti anche con altre consorterie criminali come dimostra la gestione della cocaina di strada che, su indicazione della ‘ndrangheta, è della mafia nigeriana o dalla criminalità locale. Gratteri spiega come esiste una organizzazione terroristica sovranazionale che interagisce direttamente con le mafie, citando l’esempio di un trafficante di San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, che non aveva pagato una partita di droga ai cartelli colombiani e che è stato intercettato dai terroristi spagnoli dell’Eta.
Tali interazioni possono trovare un’ipotesi di convergenza soprattutto nell’ambito dei porti che è difficile controllare anche per le loro estensioni. Per questo l’attività di intelligence diventa decisiva. “Un fenomeno a cui prestare particolare attenzione – continua – è un possibile condizionamento direttamente o indirettamente da parte delle mafie di alcuni media di elìte che sistematicamente cercano di delegittimare le attività dei servitori dello Stato”. Gratteri ha poi rilevato che “abbiamo sciolto tanti comuni per mafia e ne scioglieremo ancora di più. Il voto inquinato non si risolve con la decadenza dei consigli comunali ma assegnando più poteri ai commissari”.
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