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La preghiera del “Padre Nostro” non sarà più la stessa. La Cei approva alcune modifiche, ecco quali

Dopo 16 anni di lavori, la Conferenza Episcopale Italiana ha varato la traduzione italiana della terza edizione del Messale Romano, che prevede modifiche ai testi del “Padre Nostro” e del “Gloria”. Ora si attende l’approvazione della Santa Sede

Non è ancora ufficiale, ma quasi: il testo del Padre Nostro cambia, così come quello di altre preghiere contenute nel Messale Romano, e adotta alcune modifiche stabilite dall’assemblea della Cei, che “debbono essere ora sottoposte alla Santa Sede per i provvedimenti di competenza, ottenuti i quali andrà in vigore la nuova versione”. Lo ha annunciato il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Stefano Russo, rispondendo ai giornalisti. “Debbono esserci – ha spiegato – piccole verifiche, ma certo la nuova formulazione rappresenterà un passo avanti nella direzione del Concilio, divenendo uno strumento agile e apprezzato da tutti”. La nuova versione del Padre nostro esclude l’invocazione “Non ci indurre in tentazione”, traduzione dell’originale latino “et ne nos inducas in tentationem” che era stata contestata pubblicamente dallo stesso Papa Francesco e che sarà sostituita da “Non abbandonarci alla tentazione”. In realtà, un numero rilevante di presuli chiedeva invece che si sostituisse la frase con “Non lasciarci cadere nella tentazione”, come proposto dall’arcivescovo di Chieti (e grande teologo) Bruno Forte.
Più uniti i vescovi sono stati sul nuovo inizio del ‘Gloria’ che dovrebbe essere (se la Santa Sede lo approverà) “Pace in terra agli uomini, amati dal Signore”, invece che “Agli uomini di buona volontà”. In ogni caso, per ora si utilizzeranno ancora le vecchie formulazioni in entrambe le preghiere, fino a quando non ci sarà la risposta delle Congregazioni vaticane della Dottrina della Fede e del Culto.

L’assemblea generale della Cei ha approvato la traduzione italiana della terza edizione del Messale Romano a conclusione di un percorso durato oltre 16 anni. In tale arco di tempo, si legge nel comunicato finale dell’assemblea generale straordinaria della Cei (12-15 novembre), vescovi ed esperti hanno lavorato al miglioramento del testo sotto il profilo teologico, pastorale e stilistico, nonchè alla messa a punto della ‘Presentazione’ del Messale, che aiuterà non solo a una sua proficua recezione, ma anche a sostenere la pastorale liturgica nel suo insieme. Nell’intento dei vescovi, la pubblicazione della nuova edizione costituisce l’occasione per contribuire al rinnovamento della comunità ecclesiale nel solco della riforma liturgica. Di qui la sottolineatura, emersa nei lavori assembleari, relativa alla necessità di un grande impegno formativo. In quest’ottica “si coglie la stonatura di ogni protagonismo individuale, di una creatività che sconfina nell’improvvisazione, come pure di un freddo ritualismo, improntato a un estetismo fine a se stesso”. La liturgia, hanno evidenziato i vescovi, coinvolge l’intera assemblea nell’atto di rivolgersi al Signore: “Richiede un’arte celebrativa capace di far emergere il valore sacramentale della Parola di Dio, attingere e alimentare il senso della comunità, promuovendo anche la realtà dei ministeri. Tutta la vita, con i suoi linguaggi, è coinvolta nell’incontro con il Mistero: in modo particolare, si suggerisce di curare la qualità del canto e della musica per le liturgie”. Per dare sostanza a questi temi, si è evidenziata l’opportunità di preparare una sorta di “riconsegna al popolo di Dio del Messale Romano” con un sussidio che rilanci l’impegno della pastorale liturgica.

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