Agf
Giuseppe Pignatone
A oltre nove anni dal pestaggio e dalla morte di Stefano Cucchi, la procura di Roma chiede il processo per otto militari dell’Arma (dal generale Alessandro Casarsa in già) nell’ambito dell’inchiesta sui depistaggi. Contestati, a vario titolo, i reati di falso ideologico, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia in relazione alla morte del geometra di 32 anni deceduto il 22 ottobre del 2009 all’ospedale Sandro Pertini, sei giorni dopo essere stato arrestato dai carabinieri della stazione Appia per detenzione di stupefacenti.
Le accuse, formulate dal pm Giovanni Musarò e dal procuratore Giuseppe Pignatone, fanno riferimento anzitutto a quelle condotte che portarono a modificare le due annotazioni di servizio, redatte all’indomani della morte di Cucchi e relative allo stato di salute del ragazzo quando, la notte tra il 15 e 16 ottobre 2009, a pestaggio avvenuto, venne portato alla caserma di Tor Sapienza. E alla mancata consegna in originale di quei documenti che la magistratura aveva sollecitato ai carabinieri nel novembre del 2015, quando era appena partita la nuova indagine e i tre agenti della polizia penitenziaria, all’inizio della vicenda accusati e finito sotto processo per le botte, erano stati definitivamente assolti dalla Cassazione.
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