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La soppressione di voli diretti da e per l’aeroporto di Crotone isola ancora di più la Calabria

Grido d’allarme di cittadini e imprenditori per la soppressione dei voli per Pisa e Bergamo. La costa ionica della Calabria, fulcro della Magna Grecia, ricca di potenzialità turistiche, penalizzata ancora una volta da logiche di profitto istantaneo

Il problema della carenza di trasporti e di infrastrutture che impedisce al Sud di sfruttare appieno enormi potenzialità, turistiche e non solo, è un tema sempre caldo e attuale. Ultimo esempio in ordine di tempo, la decisione di chiudere l’aeroporto di Crotone annunciata da Sacal –la società che gestisce la rete aeroportuale calabrese–, al 31 agosto per i voli diretti a Pisa e al 31 ottobre invece per i voli diretti a Bergamo. Una chiusura che è sinonimo di ulteriore isolamento se pensiamo a come gli aeroporti di Lamezia e di Reggio Calabria non riescano a garantire uno snodo di collegamenti con tutto il territorio.

Il problema però non è solo materiale, legato alla praticità e alla disponibilità di risorse, ma è ancora più grande di quello che sembra, perché radicato nella mentalità che rifiuta il cambiamento, ostinata nel perseguire strade già note, ma poco lungimiranti. La cessazione del rapporto contrattuale tra Sacal e l’aeroporto Sant’Anna di Crotone infatti, è dovuta proprio alla riesamina da parte della suddetta società, del bilancio annuale considerato fallimentare. Non sfruttare le risorse di cui si dispone è l’errore più grande che dilania queste terre nella mente e nel corpo. Pensiamo anche a come l’arte e la cultura, che in realtà dovrebbero rappresentare un patrimonio da proteggere e tutelare – come i Bronzi di Riace o la Colonna di Capo Colonna, unica superstite del tempio di Hera Lacinia –, passino in secondo piano, lasciando il posto alla valorizzazione di qualcosa più redditizio, anche se decisamente meno importante. Alla fine si tratta sempre di scelte, i Greci allora come noi oggi; quotidianamente decidiamo cosa è meglio per noi ma, forse, non sempre finiamo col preferire quello che gioverebbe di più al territorio. E, in definitiva, a noi stessi.

Nel corso degli anni il Sud Italia – ma in modo particolare la Calabria – ha vissuto un declino sempre più marcato. Il turismo – di cui potrebbe godere pienamente sfruttando al massimo le potenzialità territoriali e naturali di cui è dotata– sfiorisce a poco a poco, ha sempre meno futuro e,conseguentemente, ne risente anche l’economia. Ma, per tornare al problema iniziale, come possono arrivare i turisti in queste terre di paradiso senza una rete di infrastrutture funzionante e degna di questo nome?

Quando, nel lontano II secolo a.c., Lo storico Polibio coniò il termine Magna Grecia per riferirsi alla fitta rete di nuove città-stato colonizzate dai Greci, dai Dori e dagli Ioni in quello che oggi è noto come Tacco d’Italia, non aveva idea di quanto sarebbe accaduto nei secoli a venire. La Magna Grecia è la testimonianza dello sviluppo e della ricchezza territoriale del Sud Italia. Gerolamo Olivati in “Storia antica” (1912) parla di “un attivissimo commercio […], di un fecondissimo suolo la cui coltivazione condusse alacremente ad un’alta prosperità”: queste le caratteristiche che spinsero il popolo greco a scegliere di colonizzare le terre e soprattutto le coste del Meridione, trasformando un evento politico e territoriale in un fenomeno culturale e sociale. Perché, sì, i Greci si insediarono con l’intento di realizzare quella Nuova Grecia che finì col diventare più importante della Madrepatria stessa, grazie alla presa che ebbe sulla popolazione locale la forte impronta del modus vivendi greco. Ed ecco che il Sud Italia divenne la culla della cultura, dello sport e della ricerca, della ricchezza e del benessere. Basti pensare alle grandi menti come Pitagora, Filolao, Archimede, Alcmeone, Zeusi, Aristosseno o Teocrito e Ippi, tutti personaggi illustri nati nella Magna Grecia. Come è dunque stato possibile che questo piccolo paradiso, il cuore della Magna Grecia, sia diventato il tacco d’Italia, la parte finale che chiude il cerchio della Penisola? La risposta è semplice: l’uomo crea e l’uomo distrugge. Siamo stati noi a far sì che tutto questo accadesse. Lì dove regna la corruzione e l’interesse personale o pecuniario, il mors tua vita mea diventa, contro la stessa ragione, il grido di battaglia per la sopravvivenza.

La Magna Grecia e la sua lezione di civiltà sono il simbolo della speranza che un domani queste terre possano risorgere dalle ceneri, come l’araba fenice.

Sotto, da sinistra: Crotone, la Castella; Chiesa di Santa Chiara; nomos o statere del IV secolo avanti Cristo; il Duomo.

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