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La storia della latitanza di Casimirri, in fuga da 41 anni

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Ha lasciato l’Italia poco tempo dopo il sequestro di Aldo Moro, e si sarebbe stabilito in Nicaragua tra il 1982 e il 1983 sotto il regime sandinista per poi diventare cittadino del Paese centroamericano il 10 ottobre del 1988. Alessio Casimirri, romano di 68 anni, ex brigatista rosso (Camillo era il nome di battaglia) condannato all’ergastolo per il rapimento e la morte dello statista Dc e l’uccisione degli uomini della scorta nell’agguato di via Fani e per altri fatti di sangue, aprì un ristorante a Managua con il falso nome di Guido de Giambattista assieme ad alcuni italiani e ne ha aperto uno tutto suo in epoca successiva.

Figlio di Luciano, responsabile della sala stampa vaticana sotto tre Pontefici, Casimirri è stato sposato con Rita Algranati, anche lei Br latitante, arrestata nel 2004 al Cairo quando già era sentimentalmente legata a un altro componente della brigate rosse. Il nome di Casimirri, tra i terroristi da riportare in Italia, è diventato di attualità dopo la fine della latitanza di Cesare Battisti, già componente del gruppo Proletari Armati per il Comunismo.

‘Camillo’ è l’unico brigatista, tra quelli condannati per il caso Moro, ad essere sempre sfuggito alla cattura assieme all’altro ex brigatista Alvaro Lojacono che vive in Svizzera. Ecco le tappe più salienti degli ultimi anni della sua latitanza.

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