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La voce di Mai Khoi sfida il regime comunista in Vietnam

Ha solo 34 anni e di strada verso la lotta alla democrazia ne ha fatta. Da cantante nei matrimoni è diventata una spina nel fianco del regime di Hanoi. In Vietnam è nelle liste degli indesiderati. La sua battaglia contro il dispotismo non si ferma

Le sue canzoni sono su Spotify, ma in patria non le può cantare. Ha appena concluso un tour negli Stati Uniti, ma ad Hanoi deve registrare dentro uno studio fantasma per evitare grane con la polizia. Mai Khoi ha 34 anni, è vietnamita e ha già portato avanti importanti battaglie. La sua musica è entrata in rotta di collisione con il governo. La giovane di Cam Ranh suonava ai matrimoni nella band del padre ebbe l’idea di candidarsi alle elezioni parlamentari come indipendente. Voleva dare una voce diversa, di libertà contro quel monocolore che da quasi mezzo secolo con a capo il partito comunista governa secondo il mantra della crescita senza democrazia. La sua corsa politica è stata subito stoppata, prima di cominciare. La giovane cantante riuscì a conoscere l’ex presidente Usa Obama in Vietnam e il suo nome iniziò ad uscire dai confini nazionali ed entrare nei rapporti di polizia del dispotico governo di Hanoi. “Alza la voce, parla, canta, grida” dice. una delle sue canzoni. “Anche se qualcuno ci opprime, continuiamo a far sentire la nostra voce”. Mai Khoi ha un marito australiano, uno scudo di notorietà che le viene riconosciuto a livello mondiale: nel 2018 è stata insignita del premio “Vaclav Havel” per la “dissidenza creativa”, vinto anche dal cinese Ai Weiwei e dalle russe di Pussy Riot. Molti artisti vietnamiti non possono permettersi di giocare al gatto e al topo come fa lei con il regime. “Esprimersi liberamente è causa di guai. Ma io – ha detto dal palco di New York pochi giorni fa – scrivo soltanto canzoni”. (da Buone notizie)

Foto sotto: Mai Khoi, le sue canzoni contro il regime (oslofreedomforum.com) 

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