In gergo tecnico la chiamano SMI, Slow Mover Interceptor, vale a dire l’intercettazione di piccoli velivoli sospetti: ormai da anni è uno dei cardini antiterrorismo della difesa aerea nazionale. Gli equipaggi di volo dell’Aeronautica militare si addestrano costantemente in questo tipo di attività e uno dei reparti in prima linea è il 36/o Stormo di Gioia del Colle, in provincia di Bari.
È un lavoro complesso, che comincia dalla individuazione con i radar in spazi aerei non consentiti del ‘velivolo lento’ – che può essere un aereo da turismo, un aliante, un drone – prosegue con l’allerta agli equipaggi in assetto SMI e si conclude con l’intercettazione, il controllo e il riconoscimento della potenziale minaccia. Il più delle volte si tratta di falsi allarmi: un errore da parte del pilota o semplice sbadataggine, ma è evidente che questo tipo di pericolo non può mai essere sottovalutato. Con la larga diffusione di aerei leggeri e ultraleggeri, eventi come l’invasione di spazi aerei non consentiti accadono più di frequente di quanto si pensi ed è questa la ragione per cui la Forza armata investe molto in questo tipo di addestramento.
Un fotografo dell’ANSA ha potuto partecipare in esclusiva all’ultima esercitazione SMI dell’Aeronautica militare, a bordo di quasi tutti i velivoli che sono stati impiegati: un caccia di ultima generazione F2000 Eurofighter del 36/o Stormo; un piccolo velivolo U-208A del 60/o Stormo di Guidonia; gli elicotteri HH-139A dell’84/o centro Sar del 15/o Stormo, che di norma si occupano di ricerca e soccorso e trasporti sanitari d’urgenza anche in biocontenimento, una caratteristica che li rende particolarmente utili anche per l’emergenza Covid. All’attività addestrativa hanno partecipato anche alcuni caccia di quinta generazione F-35 del 32/o Stormo di Amendola e, a terra, i Fucilieri dell’Aria del 16/o Stormo Protezione delle Forze di Martina Franca.
Fonte Ansa.it