Pierpaolo Scavuzzo / AGF
Studenti in gita in una Roma innevata
Gli studenti in gita? Una specie in via d’estinzione. Ormai sono più i ragazzi che non partono rispetto a quelli che durante quest’anno scolastico hanno fatto (o faranno) il tradizionale viaggio d’istruzione, dormendo almeno una notte fuori casa.
Una tendenza in corso da parecchio tempo che, ora, raggiunge il suo picco massimo. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulle Gite Scolastiche di Skuola.net, la metà esatta (50%) – dei 12 mila studenti (di medie e superiori) presi a campione – dovrà rinunciare alla partenza.
Chi rinuncia alla gita
Ma in alcune aree del Paese la situazione è ancora più accentuata: al Sud la quota di ragazzi che resteranno a casa diventa maggioritaria, salendo al 55%. E stiamo parlando solo di quelli che non partiranno per decisione della scuola. Perché a questo dato, già di per sé eloquente, vanno aggiunti gli studenti – il 7%, quasi 1 su 10 – che, pur potendo, non andranno in gita volontariamente.
Tra loro, il 28% salterà il viaggio per motivi economici (la famiglia non può permettersi di pagare); ma sono tanti (22%) quelli che non si aggregano semplicemente perché, per le ragioni più varie, non hanno voglia di stare con i compagni al di là del tempo passato in classe.
Alla fine, dunque, appena il 43% dei ragazzi andrà in gita (quasi tutti lo faranno nei prossimi mesi). Leggermente meglio la situazione nei Licei, unici indirizzi in cui in media i partenti sono, di poco, la maggioranza (51%).
Perché non si va più in gita
Ma torniamo alla fetta più consistente. Tra le cause che mandano a monte il viaggio d’istruzione, in 1 caso su 4 c’è lo zampino dei professori. Ma non è una novità che tantissimi docenti non se la sentano più di accompagnare i propri alunni; troppo rischioso.
Molto meno determinanti altri motivi, apparentemente più importanti, come ad esempio le questioni disciplinari (decisive nel 9% dei casi) o economiche (7%) oppure l’assenza di adesioni a sufficienza (7%). Qualcuno, però, non ci sta e la gita se la organizza da solo: il 19% dei ragazzi che non partirà farà una breve vacanza con i genitori, il 16% con gli amici.
Sempre gli stessi posti
Anche le classi che andranno in gita, comunque, riservano delle sorprese. Un dato interessante riguarda le mete più gettonate. La geografia dei viaggi d’istruzione sta cambiando. Più di 1 studente su 3 si muoverà alla volta di una destinazione diversa dai luoghi classici, lontana dal caos delle città piu’ grandi. Una scelta che, probabilmente, è figlia – anche qui – della necessità di tenere sotto controllo i ragazzi.
Per il resto, pochi mutamenti. La maggior parte (56%) resterà in Italia (con un picco, naturale, alle scuole medie: 80%). Neanche le gerarchie si discostano da quelle del passato. Firenze (11%), Napoli (9%) e Roma (9%): sono sempre loro tre le mete più affollate.
Così come, per chi varcherà i confini nazionali (44%) si conferma la varietà di destinazioni. Tante le città europee tra cui si distribuiranno gli studenti. Quelle al top? Barcellona (9%, in netta risalita rispetto all’anno scorso), Londra e Berlino (8%).
Il terrorismo non fa paura
L’interesse culturale è, invece, sempre più il parametro fondamentale utilizzato per selezionare la meta finale (70%). Molto più indietro (20%) i fattori economici. La minaccia terroristica non fa paura (5%). Così come la sicurezza del mezzo di trasporto non è tra le priorità (5%).
A tal proposito, il pullman (46%) resta il mezzo più utilizzato, specie per i viaggi nazionali. Le compagnie aeree low-cost (19%) si fanno preferire rispetto a quelle tradizionali (17%). Qualcuno, però, si muove in treno (12%).
Il periodo in cui si parte di più? Indubbiamente la primavera (75%, 3 gite su 4). La permanenza media? Qualcuno azzarda quattro (20%) o cinque (23%) giorni, ma quasi 1 su 3 – il 31% – si limiterà al massimo a tre giorni. La spesa prevista? Contenuta entro paletti accessibili: il 43% sborserà tra 200 e 400 euro, ma 1 su 4 ce la farà con meno di 200 euro.
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