Nel giro di otto anni si sono registrate più di 30mila delocalizzazioni di imprese italiane verso i Paesi dell’Est. In particolare si tratta di multinazionali che fanno il bello e cattivo tempo. Con i Governi targati Pd c’è stato il record di fughe
Delocalizzazione che passione! Sono oltre 30mila le imprese italiane che hanno deciso di spostare la produzione all’estero lasciando nel nostro Paese le “briciole”. Vale a dire quei lavoratori italiani che sono stati determinanti per la crescita dell’impresa stessa e che ora si trovano senza un lavoro con tanto di famiglia alle spalle e un territorio sempre più impoverito, Il grande “sprint” delle delocalizzazioni si è avuto nell’ultimo quinquennio 2013-2018 con il “Trio” dei Governi targati Pd: Letta, Renzi e Gentiloni. E di casi ce ne sono molti. E si tratta soprattutto di multinazionali contro le quali i Governi nutrono tanti timori! Ci si sposta per tagliare i costi. E, in alcuni casi, usufruire di condizioni fiscali più convenienti. Il dumping fiscale, procedura con la quale alcuni Paesi attraggono produzioni da altre parti del mondo, abbassando le aliquote e la pressione fiscale, (e in alcuni casi offrendo anche sconti e incentivi) è finito al centro dello scontro tra il Governo ed Embraco, la società brasiliana del gruppo Whirlpool che è pronta a trasferire la produzione dei compressori per frigoriferi in Slovacchia. Ma la Embraco non è la sola realtà ad aver scelto di fare le valigie per l’Est. A volare in Slovacchia c’è anche un’altra multinazionale statunitense, la Honeywell, che realizza compressori per motori diesel ad Atessa, in provincia di Chieti, dando lavoro finora a circa 400 persone, senza contare l’indotto. Oppure della Beckaert in mano ad un gruppo belga che produce la cordicella metallica di rinforzo per i pneumatici, che traslocherà in terra rumena. Senza scordare la Ditec, del gruppo svedese Assa Abloy, leader nella realizzazione di cancelli automatici, ubicata nel Veneziano a Quarto d’Altino, che da queste parti aveva aumentato e non di poco i ricavi. La vicenda Ditec ha fatto il giro del mondo, visto che i dipendenti hanno portato avanti una battaglia senza precedenti: sono stati ospitati in televisione a “Domenica In” e a “Piazza pulita”. Sono stati ricevuti dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia e dal vescovo di Treviso Gianfranco Agostino Gardin e grazie all’imprenditore agricolo presidente della Coldiretti zonale di Treviso Fiorenzo Lorenzon hanno fatto arrivare una lettera a Papa Francesco. Ma sulla Ditec c’è stata anche la continua intrusione del Pd, che voleva solo sfidare la Regione Veneto da sempre amministrata dal Centrodestra. Come ben ricorda l’ex presidente della commissione lavoro in Provincia di Venezia Roberto Dal Cin: “A tutti i tavoli non facevamo tempo a sederci che una voce squillante di un sindaco ormai cancellato annunciava: l’onorevole Rubinato ha presentato al Governo un progetto di legge contro le delocalizzazioni”. Ma dove sarà finito quel progetto di legge? E’ più facile sapere dove è finita l’ex parlamentare Simonetta Rubinato, visto che il “suo” Pd nel marzo scorso l’ha lasciata a casa e lei, per convenienza, è diventata autonomista. Oggi in molti sono allibiti (ma non più di tanto) nel vedere il commissario del Pd Maurizio Martina sostenere: “Bisogna pensare ai lavoratori e alle famiglie”. Ma non potevano pensarci prima?