Stefano Leo
“Io prego con tutto il cuore che uno di voi, che vivete proprio qui, abbia un sussulto, un ricordo, un’associazione di idee, una sensazione di anomalia e sia in grado di indicare un giorno sospetto, un momento specifico su cui indagare, facendo una semplice segnalazione al 112”. È uno dei passaggi della lettera scritta da Alberto Ferraris, il compagno della madre di Stefano Leo, il ragazzo accoltellato a morte ai Murazzi di Torino il 23 febbraio scorso.
(Foto di Alessandro Frau per Agi)
Ferraris, insieme a quattro amici e ai fratelli di Stefano, ha stampato 500 lettere, imbucate nelle cassette della posta dei palazzi della zona. “È un modo per chiedere aiuto ai residenti”, spiega Ferraris, che nella lettera scrive: “Gli inquirenti sono arrivati alla conclusione che indipendentemente dal movente che è tuttora oscuro (non escludono addirittura che ci sia stato uno scambio di persona, l’assassino si sia comportato in modo calcolato, probabilmente meditato (…) in questo caso deve aver fatto necessariamente uno o più sopralluoghi nel posto. Può averlo fatto in un giorno qualsiasi, anche una o due settimane prima, o il sabato precedente. Sicuramente anche nella fascia oraria in cui ha colpito, tra le 10 e le 11. Credo che in questo momento delle indagini sia importantissimo dare qualche indicazione riguardo a comportamenti sospetti di qualcuno nelle due settimane prima del 23 febbraio. Sarebbe importante concentrare le analisi in certi momenti precisi”.
E ancora: “Sento che la svolta delle indagini arriverà da una persona che con quelle energie formidabili che sono dentro a ognuno di noi, nella nostra capacita’ di ricordare, osservare, di essere solidali, darà l’imbeccata decisiva per fare imboccare alle indagini la strada giusta”.
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