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Lo scontro tra Alberto Angela e Ernesto Galli della Loggia sulla storia

alberto angela galli della loggia

Agf

Angela e Galli della Loggia

Da una parte uno storico di professione, dall’altra un paleontologo prestato al mondo della televisione. La differenza, forse, sta proprio qui: in due professioni diverse e in altrettanti distinti linguaggi. Negli ultimi giorni ha tenuto banco la querelle tra Ernesto Galli della Loggia e Alberto Angela: il primo, storico dal lungo e prestigioso curriculum, è intervenuto sul Corriere della Sera accendendo una polemica con il noto e amato divulgatore scientifico: “Gentile Alberto Angela, da quanto tempo non legge un libro di storia? Da parecchi anni, si direbbe”, ha scritto Galli della Loggia riferendosi a quanto affermato da Angela in una recente intervista rilasciata alla Repubblica.

Il motivo della polemica

Nell’intervista ‘incriminata’ Alberto Angela aveva sostenuto che “quando apriamo un libro di storia troviamo date, re, battaglie, imperi e poi basta”, aggiungendo che “sfugge completamente la realtà e cioè che la storia è fatta di piccole storie”. Non solo date, insomma, ma anche la vita quotidiana, abitudini e curiosità. Per ovviare a questo presunto vizio, Angela ha dato vita a un nuovo progetto editoriale: una collana di venti libri intitolata “Come eravamo, Il romanzo degli italiani dalle origini all’Unità d’Italia” in vendita con Repubblica.

Una critica all’insegnamento della storia, quella di Angela, che ha scatenato la replica di Galli della Loggia: “Sono almeno sette od otto decenni, forse di più – ha scritto lo storico rivolgendosi al “caro Angela” – che gli storici di professione, che proprio degli sciocchi non sono, hanno avuto le sue stesse curiosità e si sono messi a fare ricerche e a scrivere libri per soddisfarle. Ha mai sentito parlare, tanto per dire, di storia sociale, delle Annales, di storia delle donne?”.

Non solo, secondo lo storico romano il problema riguarda anche i libri scolastici: “Perfino il più triviale è pieno (pure troppo) di ‘Gli antichi romani a tavola’, di ‘Come si viaggiava nel Medio Evo’, de ‘La moda e la Rivoluzione francese’”.

Detto in altre parole: quello che secondo Angela sarebbe un modo nuovo di raccontare la storia, secondo Galli della Loggia non parrebbe così innovativo. L’intervento, nel quale comunque Galli della Loggia si complimenta con Angela per “l’alta qualità della sua divulgazione”, comprende l’invito a “non spacciare merce per così dire taroccata, non far credere di raccontare chissà quali mirabolanti novità quando viceversa si parla di cose da tempo acquisite al sapere dalla ricerca professionale”.

La polemica sulla storia

In un video sempre di Repubblica, Angela aveva aggiunto altri particolari del progetto: si tratta di raccontare la vita attraverso delle famiglie, partendo dagli etruschi arrivando fino a metà ‘800. “Gli spettatori scopriranno i loro stili di vita, le loro gioie i loro dolori, i loro nomi”, ha anticipato il conduttore televisivo spiegando che “quando si passa da un volume all’altro non c’è cesura”, nel senso che i protagonisti dei libri saranno i discendenti di quelli precedenti. Un’operazione che oggi potremmo definire storytelling, che poi altro non è che la capacità di raccontare qualcosa coinvolgendo l’ascoltatore, utilizzando piccole strategie per tener vivo il suo interesse.

Forse la novità starà proprio qui, nel saper esercitare un’attrazione simile a quella che Angela ha già dimostrato di saper fare con il fortunato programma televisivo ‘Ulisse’, in onda sulla Rai fin dal 2000. E allora vale la pena chiedersi il ruolo di chi la racconta, la storia: un ruolo che, secondo Ernesto Galli della Loggia, impone di chiedersi perché le cose sono andate come sono andate” (lo affermava in un’altra intervista a Repubblica del 2017). “Conoscere la storia per indirizzare il futuro”, sostiene invece Angela.

Due posizioni che forse non sono in antitesi, bensì il completamento l’una dell’altra; già nelle sue “Sei lezioni sulla storia” del 1961, Edward Carr la definiva “un continuo processo di interazione tra lo storico e i fatti storici, un dialogo senza fine tra il presente e il passato”. Quel che più conta, forse, rimane ancora oggi non perdere l’interesse verso una disciplina capace di fungere da bussola nella vita. 

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