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L’ultimo capolavoro di Carlo Vanzina: il suo funerale

Carlo Vanzina si sarebbe divertito moltissimo a girare un film così, sintesi perfetta della sua analisi della società italiana

Sul “black carpet” protetto da transenne davanti a Santa Maria degli Angeli sono sfilati, accolti qua e là da applausi: sore mie, generone romano in genere, strappone in pizzo nero stravolte dal botox, faccendieri con occhiali da sole anti-foto segnaletica, politici border line e border autorizzazione a procedere, prefiche a pagamento che ripetevano ai microfoni “era tanto bbono”, concessionari capitolini da Tevere Remo che in chiesa non trattenevano battute contro quelli dell’Aniene (storica rivalità), principesse già attricette pentite, principi già con le pezze al culo poi rimpolpati da fedecommessi di epoca barocca, revenants da Grande Fratello, registi -che in vita avrebbero volentieri manomesso i freni della spider del defunto- ora raccolti in un broncio commosso, una pletora di pariolini/e conosciuti solo a Piazza Euclide, ma applauditi dal popolo per l’eleganza delle gramaglie; e ancora: protagonisti della tv del dolore evidentemente a proprio agio, festaiole da Appia Antica già “Miss Cica-cica-bum” in Honduras, Massimo Ferrero Viperetta che interpretava se stesso, come Rutelli e Berlusconi. Molti in chiesa si sono distratti dai pettegolezzi per fare la Santa Comunione. Il celebrante e amico don Andrea ha detto che Carlo Vanzina era un maestro della commedia all’italiana. Non c’è dubbio: è mancato ai primi di luglio perché sapeva benissimo che ad agosto sarebbe stata dura radunare tutto il cast. Grazie Carlo, ancora una volta ci hai fatto divertire, anche se avremmo preferito vederlo tra molti anni, questo film.

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