(ANSA) – FOGGIA, 28 MAG – La ‘Societa foggiana’ non doveva
uccidere ma solo spaventare Giovanni Panunzio l’imprenditore
foggiano ucciso il 6 novembre del 1992 perché si rifiutò di
pagare alla mafia una tangente da due miliardi di lire. Ad
affermarlo è Patrizio Villani, 45 anni, allevatore di San Marco
in Lamis, ritenuto killer della mafia di Foggia e nuovo ‘pentito’. Villani sostiene di averlo appreso in carcere da
Donato Delli Carri che per l’omicidio di Panunzio fu condannato
in via definita a 26 anni di reclusione. A dire di Villani,
Donato Delli Carri gli avrebbe confidato di essere stato
presente la sera dell’agguato al costruttore foggiano compiuto
in via Napoli, ma l’obiettivo del commando era solo spaventarlo,
mentre Federico Trisciuoglio (all’epoca dei fatti semplice
affiliato, poi divenuto capo clan) agì di testa sua e lo
ammazzò.
Trisciuoglio non è mai stato imputato per l’omicidio di
Panunzio. Villani ha aggiunto, inoltre, che fu un esponente del
gruppo Francavilla-Sinesi a dire a Trisciuoglio di assumersi la
responsabilità dell’omicidio e di scagionare Delli Carri, ma
l’uomo si rifiutò. Questo avrebbe creato una frattura interna
alla mafia foggiana, un tempo unita ma poi scissa in tre
batterie. Le dichiarazioni di Villani sono presenti nel verbale
di 130 pagine depositato ieri dai due pm della Dda di Bari
durante il processo con rito abbreviato chiamato “Decima Bis” in
corso nell’aula ‘bunker’ di Bitonto (Bari) davanti al gup
Antonella Carfagna e che conta una quindicina di imputati, tra
cui lo stesso Villani. Il neo collaboratore di giustizia è
detenuto dal dicembre 2016: è stato condannato in via definita a
30 anni di reclusione quale esecutore materiale dell’omicidio di
Roberto Tizzano, di 21 anni, e per il ferimento dell’amico
Roberto Bruno, avvenuti ad ottobre 2016 in un bar alla periferia
di Foggia. Ha deciso di collaborare con la giustizia lo scorso
10 maggio e sarà ascoltato nelle udienze del 3 e del 24 giugno.
(ANSA).
Fonte Ansa.it