(Agf)
Maria Giovanna Maglie
Ma non andrà mica a finire che un tweet sanremese allontanerà Maria Giovanna Maglie dal timone della striscia informativa post Tg1? Ieri in Rai si vociferava che la direttrice di Raiuno Teresa De Santis non avesse apprezzato molto il cinguettio della giornalista sulla vittoria di Mahmood e sulle responsabilità della giuria d’onore.
Quel “Un vincitore molto annunciato. Si chiama Maometto, la frasetta in arabo c’è, c’è anche il Ramadan e il narghilè, e il meticciato è assicurato. La canzone importa poco, avete guardato le facce della giuria d’onore?” . “Lo escludo, la De Santis è una donna troppo intelligente. E io sono una donna libera, un privato cittadino, non ho incarichi pubblici e rivendico il mio diritto all’uso privato dei social network. Ovvio che in una mia trasmissione avrei trattato l’argomento in modo diverso. Mi sembra che mi si voglia negare il diritto di avere un’opinione su qualunque argomento, e tutto ciò è altamente strumentale” ha commentato Maglie con l’Agi, raccontando quindi come stanno davvero le cose sulla striscia informativa della discordia.
“Siamo a carissimo amico, come si dice a Roma”. Tutto ancora fermo, insomma. Un po’ spiega, perché la Rai è stata impegnata a Sanremo la settimana scorsa, un po’ perché lei, che aveva annunciato una sua pronta risposta alla proposta della direttrice De Santis, non ha avuto la tranquillità per poter prendere una decisione, avendo dovuto difendersi, spiega, dalle accuse di tutti i generi che le sono piovute addosso (dall’Usigrai, dal Pd, ma anche dal Movimento 5 stelle”) quando è uscita la notizia che, con la benedizione della Lega, stava per esserle affidata la striscia.
“Un tweet da spettatore, mica un comunicato stampa”
“Sovranista”, “raccomandata di Craxi”, “non degna di ereditare la striscia che è stata di Enzo Biagi”… Alla Maglie il cui avvocato, chiarisce, sta procedendo contro tutti quelli che hanno ritirato fuori la vecchia faccenda (“archiviata, possibile che nessuno conosca il significato di questa parola?”) delle note spese Rai, hanno detto di tutto. E lei evidentemente non dev’essersi sentita difesa a sufficienza, visto che ora dice: “ La strumentalizzazione mediatica scatenata dalla notizia del mio potenziale arrivo in Rai ha tolto naturalezza al processo relativo alla mia decisione. Ma non vado in un posto dove non sono desiderata completamente. Adesso voglio capire fino in fondo e meglio quali sono le condizioni della Rai”.
Mentre la Rai fa sapere all’Agi che sulla striscia post Tg1 non ci sono novità e che la proposta della direttrice di Raiuno non è ancora arrivata all’esame dell’amministratore delegato Salini, Maglie difende strenuamente il suo diritto al tweet che ha scandalizzato un bel po’ di gente, da Fiorella Mannoia a Davide Faraone, capogruppo del Pd in Commissione di Vigilanza . La giornalista racconta all’Agi di aver scritto il suo tweet sulla “vittoria annunciata” di Mahmood subito dopo la proclamazione del primo classificato, quando ha visto il grafico con le percentuali di gradimento della giuria popolare, molto distanti da quelle espresse dalla giuria d’onore e da quella della sala stampa.
“Ho fatto un tweet da spettatore e ne rivendico il diritto. Non ho il diritto di dire che la giuria d’onore si è attaccata a quelle quattro cose politically correct citate nel brano di Mahmood? Era un tweet, mica un comunicato stampa. E poi non ho attaccato la Rai, ma la giuria, facendo da apripista ai tanti, a partire da Claudio Baglioni, che si sono espressi per un cambiamento delle modalità di voto, in favore della giuria popolare”. Il passaggio del tweet relativo al Ramadan, al narghilè e al “meticciato assicurato” chiarisce Maglie, era una battuta, mentre era molto seria quando invitava a guardare le facce della giuria popolare.
Al Festival tifava Ultimo
“Tranne il presidente Mauro Pagani erano tutti incompetenti musicalmente. Come lo sarei io, s’intende”. La giornalista sostiene che a decidere il vincitore di un festival nazionalpopolare non possono essere demandate poche persone musicalmente poco esperte, e critica anche il comportamento della sala stampa “diventata una tifoseria che ha esultato quando Il Volo è arrivato solo terzo e ha insultato Ultimo quando lui è uscito fuori di testa per la mancata vittoria. Ultimo ha sbagliato, ma i giornalisti che lo hanno preso a male parole hanno sbagliato di più”.
Si è pure meravigliata parecchio, continua, quando domenica sera ha visto il suo tweet al centro del dibattito de L’Arena di Massimo Giletti su La7, con Luca Telese, Vittorio Sgarbi e e Roberto D’Agostino a parlarne. “Mi sarebbe piaciuto aver potuto dire la mia, Giletti avrebbe potuto chiamarmi”. Ammette però che D’Agostino ha spiegato bene “che il mio tweet nasceva dalla mia fissazione per la contrapposizione tra elite e popolo, la stessa che ho utilizzato durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali Usa, prevedendo la vittoria di Donald Trump”.
Al Festival Maglie tifava per Ultimo solo al momento della finale a tre. Prima le piacevano Simone Cristicchi e Loredana Bertè: “Sarebbe stato bella vederla vincere proprio nell’anno in cui la Rai dedica una fiction alla sorella Mia Martini, e poi mi è piaciuta la sua rinascita, oltre che le sue invidiabili gambe”. Ma se fosse stata ipoteticamente stata in sella alla striscia post Tg1 durante il festival come avrebbe trattato la questione del voto sanremese? “Avrei intervistato delle persone competenti sul ruolo e sui limiti delle tre giurie. E quindi, chiarisce “avrei detto la mia”. Oggi annuncia, potrebbe essere il giorno in cui si capirà qualcosa di più sul destino della striscia post Tg1. Ma non è che dopo averci pensato tanto si sfilerà? “Impossibilia nemo tenetur”, cita Maglie. Cioè: “Nessuno è tenuto a fare cose impossibili”.
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