(ANSA) – REGGIO CALABRIA, 24 NOV – Nelle carte dell’inchiesta “Magma” veniva chiamato “lo zio” ed era uno degli intermediari
tra la cosca Bellocco di Rosarno e alcuni trafficanti spagnoli
che dovevano trattare il prezzo, al chilo, della cocaina da fare
arrivare in Italia. Bujar Sejdinaj è arrivato ieri notte
all’aeroporto di Fiumicino dove si è conclusa la procedura di
estradizione dal suo Paese, l’Albania dove l’anno scorso si era
nascosto per sfuggire alla cattura.
Arrestato a luglio, grazie a un mandato di arresto europeo,
la Dda di Reggio Calabria è riuscito a farlo rientrare in Italia
dove gli è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in
carcere emessa dal gip su richiesta del procuratore Giovanni
Bombardieri, dell’aggiunto Gaetano Paci e del pm Francesco
Ponzetta che hanno coordinato le indagini dell’inchiesta “Magma”
condotta dal Goa e dal Gico della guardia di finanza di Reggio
Calabria e dallo Scico di Roma. L’inchiesta ha consentito di
destrutturare la cosca Bellocco e le sue articolazioni extra
regionali, traendo in arresto tutti i membri apicali del clan
appartenente al “mandamento tirrenico” e operante nella piana di
Gioia Tauro, in Emilia Romagna, in Lazio e in Lombardia. I
Bellocco avevano grosse disponibilità finanziarie e importavano
cocaina dal Sudamerica e in particolare dall’Argentina e dal
Costarica.
La droga viaggiava nascosta in borsoni che venivano occultati
all’interno di container. Ma prima di imbarcare la droga in
direzione Europa, gli emissari dei Bellocco si recavano
all’estero per visionare la cocaina e contrattare il prezzo con
i referenti dei narcos sudamericani. Uno di questi emissari
sarebbe stato proprio lo “zio” Bujar Sejdinaj ritenuto dai pm “avamposto della ‘ndrina Bellocco nell’area balcanica”. È lui
che si sarebbe occupato dell’acquisto di una partita di 20 chili
di cocaina in Spagna a un prezzo “massimo di 29-30mila euro al
chilogrammo”.
L’estradizione di Sejdinaj è avvenuta, con il supporto
operativo della polizia di stato albanese, e si inserisce
nell’ambito del progetto I-CAN, promosso dall’Italia insieme
all’Interpol. (ANSA).
Fonte Ansa.it