(ANSA) – ANCONA, 04 OTT – “Due dei fermati erano pronti a
commettere altri episodi delittuosi con la disponibilità di armi
da guerra inquietanti. Stavano pianificando un altro delitto di
un altro testimone di giustizia che aveva reso testimonianze”.
Lo ha rivelato, la procuratrice distrettuale antimafia delle
Marche, Monica Garulli, durante una conferenza stampa dopo i
fermi per l’omicidio di Marcello Bruzzese, fratello del
collaboratore di giustizia Biagio Girolamo Bruzzese, commesso il
giorno di Natale del 2018. L’urgenza a intervenire con i fermi è
stata necessaria, ha spiegato, “per acquisire elementi
investigativi arrivati anche dall’estero che evocavano uno
scenario grave”.
I fermati sono Michelangelo Tripodi, 43 anni e Francesco
Candiloro, 42 anni, accusati di essere gli autori materiali
dell’omicidio di Bruzzese, ucciso con venti colpi di pistola;
Rocco Versace, 54 anni, invece, sarebbe loro complice. Dalle
indagini, ha riferito Garulli, “è emersa una lunga
pianificazione del delitto. Le stesse persone sono state
immortalate sempre da filmati a bordo di due auto le cui targhe
però erano state clonate. I sopralluoghi nei luoghi di residenza
della vittima e dei suoi parenti erano iniziati a novembre,
tutti per colpire il collaboratore”. I filmati delle telecamere
di videosorveglianza di Pesaro avevano immortalato i due volti
maschili, anche se con volto travisato, in centro in prossimità
della casa della vittima. Erano a piedi e anche in auto, il
giorno dell’omicidio e in quelli precedenti.
Era una “giovane cosca” quella alla quale i soggetti fermati
avevano dato vita, con i vertici ‘Crea’ in carcere, secondo la
procuratrice, in base alle indagini condotte; i fermati sono
stati trasferiti in carcere tra Vibo Valentia, Reggio Calabria e
Brescia. Per il delitto “la causale va identificata – ha
spiegato Garulli – nella volontà di riaffermare la capacità
intimidatoria della cosca madre, in territorio lontano e a
distanza di tempo visto che il dibattimento per il processo ai
Crea si è concluso nel 2018; e anche a scoraggiare altre
collaborazioni ‘di famiglia'”. (ANSA).
Fonte Ansa.it