Lo scenario criminale nazionale evidenzia “una forte e continua interazione tra i sodalizi nazionali e quelli di matrice straniera: nel sud del Paese, i gruppi stranieri tengono ad agire con l’assenso delle organizzazioni mafiose, mentre nelle restanti regioni tendono ad agire autonomamente”. È quanto segnalano gli analisti della Direzione investigativa antimafia nell’ultima Relazione semestrale, spiegando come i settori più redditizi siano il traffico di stupefacenti, quello delle armi, i reati concernenti l’immigrazione clandestina e la tratta di persone da avviare alla prostituzione e al lavoro nero – attraverso il fenomeno del “caporalato” – la contraffazione, i reati contro il patrimonio, i furti di rame.
La criminalità albanese “resta l’organizzazione straniera più presente e ramificata in ambito nazionale. Il continuo ‘reclutamento’ di giovani leve è sintomatico della capacità di rinnovamento delle proprie file, mentre le condotte, sempre più violente, risultano idonee non solo per fini criminali ma anche per risolvere dissidi e controversie tra gruppi rivali”. Tra i settori di interesse – perseguiti anche con la complicità di soggetti italiani – il narcotraffico, lo sfruttamento della prostituzione ed i reati contro il patrimonio.
La mafia cinese “continua a concentrare i propri interessi criminali prevalentemente nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, finalizzata al lavoro nero, alla prostituzione ed alla tratta degli esseri umani, nei reati contro la persona, rapine ed estorsioni in danno di connazionali, contraffazione di marchi e contrabbando di sigarette”.
In linea generale, essa “è riuscita, nel tempo, a mantenere una fitta rete di rapporti ramificati su buona parte del territorio nazionale, alimentata non solo attraverso legami familiari solidaristici, ma anche dal reclutamento di giovani leve. Un sistema chiuso caratterizzato da un alto livello di omertà e di assistenza che ruota attorno ad una fitta rete assistenzialistica di benefici e di servizi denominata ‘guanxi'”.
La criminalità nigeriana, al pari di quella albanese, “si conferma fra le più attive nel traffico di sostanze stupefacenti e nello sfruttamento della prostituzione, reato che spesso vede alla sua base delitti altrettanto gravi come il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù”. Spesso irregolari, i cittadini nigeriani sono oggi stanziati su tutto il territorio nazionale dal nord fino al sud, con una presenza importante anche nelle isole maggiori: emergono, per il numero dei componenti, le cellule italiane delle strutture denominate The Black Axe Confraternity e The Supreme Eiye Confraternity (SEC), ramificate a livello internazionale e caratterizzate da una forte componente esoterica e dal ricorso a riti di iniziazione chiamati ju-ju, molto simili al voodoo e alla macumba, nella fase del reclutamento delle vittime.
I reati di maggior interesse per la criminalità romena restano il traffico di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, la tratta di persone, l’intermediazione illecita dello sfruttamento della manodopera mentre le indagini degli ultimi anni hanno evidenziato l’interesse dei gruppi criminali originari dei Paesi dell’ex Unione Sovietica soprattutto per la commissione di reati contro il patrimonio, per il traffico di droga e di armi, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della prostituzione.
La criminalità sudamericana si conferma attiva nei traffici internazionali di stupefacenti, nello sfruttamento della prostituzione e nei reati contro il patrimonio e la persona: tra i vari gruppi, rimane alta la pericolosità delle “gang” dei latinos, le cosiddette pandillas, diffuse soprattutto nelle aree metropolitane di Genova e Milano. Anche i gruppi criminali del nord Africa stanziati nel nostro Paese interagiscono spesso con cittadini italiani o di altre nazionalità, in particolare per il traffico e lo spaccio di droga.
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