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Non è un paese per giovani. E come se non bastasse cade anche a pezzi

Dopo il crollo della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami a Roma ci si interroga sullo stato di salute e conservazione dei beni culturali. Italia Nostra con Lista Rossa intende mappare i siti a rischio. E non stanno meglio i plessi scolastici

“Abbiamo il patrimonio artistico al mondo più invidiato. Ma anche il più bistrattato”. Lo disse Lionello Puppi, storico dell’arte scomparso pochi giiorni accademico all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Correva l’anno 1990. Quindi sono passati ben 28 anni da quella profetica riflessione. Dopo quasi trent’anni purtroppo quel patrimonio indicato da Puppi non è solo bistrattato ma si sta avviando anno dopo anno alla distruzione. E’ un’Italia che crolla. Il Bel Paese, ormai potremmo sembrare ripetitivi, è un colabrodo. Il crollo della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami a Roma il 30 agosto scorso ha riaperto il dibattito: quale è lo stato di salute dei nostri beni culturali, visto che abbiamo ben 54 siti Unesco? Eppure parla chiaro l’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico della Nazione”. L’associazione Italia Nostra già da tempo si sta occupando di mappare i beni culturali in pericolo. L’iniziativa si chiama “Lista Rossa” e ha l’obiettivo di diventare un osservatorio permanente sul degrado grazie alla vigilanza dei cittadini e associazioni. Come funziona? Si può fotografare ciò che si ritiene possa essere un bene a rischio e inviare la segnalazione al link www.italianostra.org/le-nostre-campagne-/la-lista-rossa-dei-beni-culturali-in pericolo/. Ogni segnalazione è vigilata dagli esperti ed è poi inserita nella mappa interattiva. Ad oggi sono stati classificati circa 350 beni in pericolo (chiese, castelli, palazzi, fortificazioni, siti archeologici) ed è stata stilata la lista dei cinque beni più a rischio: la Chiesa di san Francesco a Pisa, Palazzo Silvestri Rivaldi ai Fori imperiali a Roma, il Castello Svevo di Augusta (Siracusa) sotto sequestro perchè potrebbe cadere da un momento all’altro (visti i tempi…), la Chiesa di Sant’Ignazio al Collegio Romano all’interno del grande complesso gesuita di proprietà statale sede anche del Mibac e al quinto posto la Chiesa di Sant’Angelo in Formis a Capua. 
Non stanno meglio le scuole. Già, le scuole. Dei 42 mila plessi scolastici dove da poco sono rientrati dalle vacanze quasi otto milioni di alunni, oltre 850 mila insegnanti, 250 mila Ata e 6 mila dirigenti scolastici, quanti sono a norma e perfettamente agibili? I numeri, pubblicati dal Ministero dell’Istruzione e riportati, fra gli altri, da L’Espresso, sono impietosi: oltre 2.700 scuole italiane si trovano in zone a elevato rischio di terremoti, ma non sono state progettate o adeguate alle più recenti norme antisismiche.
Nove scuole su dieci (ieri sera il Tg1 ha parlato di sette su dieci ma il dato è ugualmente negativo) non garantiscono i migliori standard di sicurezza a studenti e docenti, una condizione che interessa 44.486 scuole pubbliche, su un totale di 50.804 censite. Un plesso scolastico su cinque è chiuso per sempre o in attesa di essere messo a norma, confermano altri dati.
Secondo i dati dell’Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori) il piano di emergenza e il documento di valutazione del rischio sono stati riscontrati, rispettivamente dal 73% e dal 72%, ovvero meno di tre scuole su quattro; il certificato di collaudo statico da una su due (49%); il certificato di agibilità-abitabilità e di omologazione alla centrale termica da una su tre (39%); la certificazione della prevenzione incendi in corsi di validità si trova in una sola scuola su cinque (21%); il certificato di collaudo dell’impianto di spegnimento è presente in appena il 9% delle scuole. Cosa significa? Che sulle teste dei nostri figli potrebbe tranquillamente cadere il tetto della palestra. 

Foto sotto: nove istituti su dieci non sono in regola con certificati antisismici (espresso.repubblica.it)

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