Continua a confermarsi il trend in lenta crescita del nostro Paese nella classifica globale e in quella europea, dove ci stiamo gradualmente allontanando dagli ultimi posti: l’Indice di Percezione della Corruzione 2018 (Cpi) pubblicato oggi da Transparency International, vede l’Italia al 53esimo posto nel mondo con un punteggio di 52 punti su 100, di due punti migliore rispetto all’anno precedente quando era 54esima.
Il Cpi 2018 si basa su 13 sondaggi e valutazioni di esperti sulla corruzione nel settore pubblico, ognuno dei quali assegna un punteggio da 0 (altamente corrotto) a 100 (per niente corrotto). Oltre due terzi dei Paesi analizzati ha un punteggio inferiore a 50 e, dal 2012, solo 20 Paesi hanno visto migliorare in maniera significativa il loro risultato: tra questi c’è l’Italia con uno degli incrementi maggiori (+10 punti).
Sono invece 16 i Paesi che hanno subito un forte peggioramento, tra cui l’Australia, l’Ungheria e la Turchia. In cima alla classifica, anche quest’anno, ci sono Danimarca e Nuova Zelanda, ma a posizioni invertite, con rispettivamente 88 e 87 punti. Nessuna sorpresa anche nelle parti basse del ranking: Somalia, Sud Sudan e Siria si posizionano agli ultimi posti con rispettivamente 10, 13 e 13 punti.
L’area dell’Europa occidentale e dei Paesi dell’Unione Europea è quella che ha il punteggio medio più elevato (66 punti), mentre la regione dell’Africa sub-sahariana (con 32 punti) e dell’Europa dell’est e Asia Centrale (con 35) sono le aree con il punteggio medio più basso.
“Con fatica e lentamente, la reputazione del nostro Paese sta migliorando. Siamo sulla strada giusta ma non dobbiamo assolutamente accontentarci”. Lo dichiara Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, riferendosi all’Indice di Percezione della Corruzione 2018 (Cpi) pubblicato oggi da Transparency International, che vede l’Italia al 53esimo posto nel mondo con un punteggio di 52 punti su 100, di due punti migliore rispetto all’anno precedente.
“C’è ancora molto da fare, a partire dall’implementazione della recentissima legge anticorruzione, una legge che andrà valutata sulla sua capacitaà di incidere concretamente nel Paese”, aggiunge Carnevali. In particolare, servono regole sulle attività di lobbying: il direttore di Transparency International Italia, Davide Del Monte, rileva infatti che “alti livelli di corruzione e scarsa trasparenza di chi gestisce la cosa pubblica, conflitti di interesse tra finanza, politica, affari e istituzioni, rappresentano una minaccia alla stabilità e al buon funzionamento di un Paese. Le istituzioni, sia nazionali che europee, devono per prima cosa riacquistare la fiducia dei cittadini, mostrandosi trasparenti, credibili e inattaccabili sul piano dell’integrità. Le nuove norme sul finanziamento alla politica vanno in questa direzione ma, senza regole sulla trasparenza di chi cerca di influenzare la decisioni pubbliche e quindi delle attività di lobbying, non potranno mai essere pienamente efficaci. Ci auguriamo quindi che il governo intervenga al più presto anche su questo tema”.
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