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Perché protestano gli agricoltori in Puglia

agricoltori pugliesi

Il Governo vara il decreto legge sull’agricoltura con misure urgenti per Xylella, latte e gelate, ma in Puglia resta comunque alta la tensione nel mondo agricolo.

Proprio la Xylella é un fronte aperto insieme alla crisi degli agrumi. Si sono vissute ore di attesa e di preoccupazione perché si temeva che il Governo varasse un disegno di legge anziché un decreto.

In effetti, il provvedimento era annunciato nell’ordine del giorno come un disegno di legge per il “rilancio dei settori agricoli in crisi” e il “sostegno alle imprese colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale”.

Il Governo, invece, ha deciso di dare il via libera al testo come decreto legge. Prima del Cdm, erano insorti sia Confagricoltura Bari che i “Gilet arancioni”, il movimento sorto in Puglia sull’onda dei “Gilet gialli” francesi.

Giorni fa il governatore pugliese, Michele Emiliano, ha incontrato a Berlino, in un evento dedicato al turismo, il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, il quale gli ha prospettato che era in arrivo un decreto sulla Xylella.

Emiliano non esclude i blocchi

Le notizie di segno contrario delle ore successive, ovvero il disegno di legge al posto del decreto, hanno poi creato fibrillazione, tant’è che Emiliano non ha escluso blocchi, occupazioni ed una mobilitazione più generale.

“Possiamo finalmente cominciare a lavorare su Xylella e gelate in Puglia, settore ovino-caprino e agrumi – dice il ministro Centinaio -. É stato confermato quello che avevo detto: a fronte di un’emergenza in agricoltura, serve uno strumento più immediato come il decreto legge”.

Proprio la Xylella che avanza in quasi tutta la Puglia (era partita dal Salento anni fa) e gli agrumi che nel Tarantino vengono distrutti con l’espianto degli alberi (non c’è mercato e non è più remunerativo coltivarli, visti i prezzi stracciati offerti per l’acquisto) sono l’emergenza di questa regione.

La Puglia agricola vive un avvio 2019 molto difficile tra problemi vecchi e nuovi. La Xylella resta il fronte più critico e a Lecce è all’avvio una manifestazione di diverse sigle: Coldiretti, Unaprol, Confagricoltura, Copagri, Confcooperative. 

“La pazienza della Puglia è esaurita”, dice Emiliano, “Non ce la facciamo più: non siamo in grado di dare risposte agli agricoltori e agli olivicoltori pugliesi senza che l’Unione Europea e il Governo italiano diano conto dei danni incalcolabili che l’olivicoltura italiana e pugliese hanno subito a causa delle gelate, ma soprattutto della Xylella”.

“Abbiamo fatto – afferma il governatore pugliese – una proposta di un piano da 500 milioni di euro da investire in cinque anni che dia finalmente una risposta a gente che ha lavorato duramente e che non può più essere abbandonata”.

 Nardi Alberto /AGF

 agrumeto arance (Agf)

La manifestazione di Lecce

A Lecce un corteo attraverserà la città per concludersi nella centrale piazza Sant’Oronzo. Confagricoltura, Cia, Copagri e Confcooperative delle province di Taranto, Brindisi e Lecce, insieme ad altre organizzazioni non agricole, parlano, in vista di sabato prossimo, di “una grande mobilitazione di massa per fronteggiare l’avanzata della Xylella”.

Si ricorda che “nei giorni scorsi è stato istituito un tavolo istituzionale di crisi in quanto non si decide sulla grave pandemia per cui l’Unione Europea pretende delle azioni concrete tese ad attuare una politica di contenimento.

La Regione Puglia – si sostiene – “invece di definire una strategia chiara e condivisa che consentisse di superare le difficoltà che ancora oggi impediscono di eliminare le piante infette e secche, inizialmente si è fatta condizionare da ideologi negazionisti e propugnatori di fantomatici rimedi. È solo ora si sta ricredendo. Nel frattempo, il Salento si è distrutto e si sta distruggendo velocemente ed il batterio si sta propagando sempre più verso il nord della Puglia”. 

Per Coldiretti e Unaprol, a Lecce “si incontreranno migliaia di agricoltori, frantoiani, vivaisti e rappresentanti della società civile guidati dal presidente di Unaprol, David Granieri, dai presidenti della Coldiretti del Salento, dai rappresentanti di frantoiani e vivaisti e con l’incontro di esponenti Istituzionali”.

Per Coldiretti e Unaprol “non c’è più tempo da perdere nell’affrontare drammatiche emergenze che hanno messo in ginocchio decine di migliaia di famiglie, con gli agricoltori costretti a lasciare le proprie aziende per salvare l’economia ed il lavoro di interi territori”.

Le prime forme di protesta

Da giovedì scorso sono intanto scattate le prime forme di protesta promosse da Coldiretti nelle tre città del Salento. “A Lecce – evidenzia Gianni Cantele, presidente locale Coldiretti – sono stati scaricati in strada, davanti all’ufficio provinciale dell’Agricoltura 8 quintali di legna di ulivi infetti, gesto estremo per dare uno schiaffo morale a chi non vuole dare risposte concrete alle imprese olivicole, ai frantoiani e ai vivaisti”.

Nel Tarantino, invece, gli agricoltori di Palagiano (area vocata per l’agrumicoltura) hanno divelto con le motoseghe gli alberi di clementine. Espiantato un agrumeto di 180 alberi.

Un nuovo gesto dirompente dopo che nei giorni scorsi, nella stessa zona, altri agricoltori avevano prelevato i frutti dagli alberi gettandoli nel terreno. Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Taranto, dichiara: “Da novembre scorso abbiamo denunciato la grave crisi che il comparto agrumicolo della provincia di Taranto sta vivendo. A nulla – afferma – sono valsi gli appelli alla Regione Puglia. Di 2,5 milioni di quintali di agrumi prodotti, ben 1,5 milioni sono rimasti invenduti”.

Eppure le importazioni aumentano

Per Cavallo, “gli agricoltori non ce la fanno più a sopportare in solitudine importazioni selvagge, crollo dei prezzi, rischi ambientali che le imprese agricole tarantine stanno subendo quotidianamente per le frontiere colabrodo che fanno entrare agrumi con foglia senza controlli fitosanitari”.

Coldiretti denuncia che sono “senza mercato gli agrumi tarantini, mentre sono cresciute le importazioni di prodotto da Africa e Sud America. In soli 2 mesi – si evidenzia – il Marocco ha esportato in Italia 170mila tonnellate di clementine per non parlare delle triangolazioni che avvengono attraverso la Spagna per far diventare il prodotto comunitario”. 

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