(ANSA) – GENOVA, 18 APR – Se Spea agiva con negligenza nel
controllo delle infrastrutture era anche perché ad Aspi “andava
bene”. E’ quanto emerge dalle intercettazioni depositate al
termine dell’udienza stralcio per l’inchiesta sul crollo del
ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime).
Al telefono, il 10 gennaio 2020, gli investigatori sentono
Roberto Tomasi (ad di Aspi dal 25 novembre) e il consigliere e
dirigente del Mef Antonino Turicchi. I due parlano della
concessione del crollo della volta nella galleria Bertè, in A26.
Tomasi dice al suo interlocutore “sai, sai qual è il problema?
Che questa è una storia, in realtà di, per alcune persone…
allora ci sono certamente… secondo me, pochissime mele
marce… ma, per la maggior parte delle persone era, di, un
ambiente ormai non più stimolante, di abitudini, di, uno dice…
oggi mi hai raccontato proprio una situazione di negligenza
diffusa… questi che facevano le ispezioni sulle, sui viadotti,
presumibilmente loro dicevano… ma sì dai che cazzo, cosa vuoi
che sia successo da un mese all’altro….”. E Turicchi risponde “tieni presente però quello che era al nostro interno… perché
se si facevano certe cose è perché da quest’altra parte andava
bene, ok?!” e afferma ridendo “credimi, io rispetto ad altri
consiglieri io c’ero… e credimi ho visto!” (ANSA).
Fonte Ansa.it