(ANSA) – MILANO, 30 LUG – E’ un messaggio whatsapp delle 9 del mattino del 20 maggio, in anticipo di due ore rispetto al momento in cui la fornitura fu trasformata in donazione, a fondare la convinzione dei pm di Milano di “un preordinato inadempimento” contrattuale “per effetto di un accordo retrostante” tra la Regione Lombardia e l’imprenditore varesino Andrea Dini (cognato del presidente lombardo della Attilio Fontana) nella vicenda dei 75mila camici inizialmente data con affidamento diretto alla “Dama spa” dello stesso Dini per un valore di 513.000 euro.
In possesso dei pm, come riportano alcuni quotidiani, c’è un whatsapp di Dini alla responsabile di una Onlus varesina. “Ciao, abbiamo ricevuto una bella partita di tessuto per camici. Li vendiamo a 9 euro, e poi ogni 1000 venduti ne posso donare 100”, mandato due ore prima di formulare per la prima volta l’offerta alla Regione di trasformare la fornitura in parziale donazione con una contestuale riduzione della restante fornitura.
Secondo l’accusa, quindi, Dini già “offriva in vendita” all’interlocutrice “i camici non consegnati ad Aria spa”. Il 18 giugno la donna, sentita dai pm, avrebbe rafforzato questa loro interpretazione aggiungendo che in aprile Dini le aveva detto “di dover vendere alla Regione” in forza di “un contratto in via esclusiva”.