A Trigoria era di casa, una figura quasi istituzionale. Almeno finché la salute non ha iniziato a giocargli i primi brutti scherzi. Alle tante vittime del Covid 19, si è aggiunto in queste ore anche Enzo Totti, il papà di Francesco. Era ricoverato allo Spallanzani. Settantasei anni, da tempo era alle prese con altre patologie, un problema cardiaco anni fa, il diabete. L’ultimo ostacolo, quello che non ha saputo superare, è stato la piaga di questo tremendo 2020. Per tutti, Enzo Totti era “lo sceriffo”: anni fa inaugurò quella che poi è diventata a lungo una tradizione per tutto lo spogliatoio romanista: celebrare il compleanno del figlio portando nel centro sportivo pizza bianca e mortadella. Non esattamente un pasto da atleti, ma uno strappo alla regola concesso per un giorno speciale, il 27 settembre, quando tanti a Roma si salutano dicendosi “buon Natale”. Per lui, l’occasione di concedere a Francesco e ai suoi compagni una trasgressione in piano stile popolare romano.
(il post pubblicato da Francesco Totti su Instagram il 19 marzo, per la festa del papà)
Romano e soprattutto romanista, un senso dell’umorismo brillante, una capacità di sorridere di tutto. E, forse, il segreto del successo del figlio. Non ne ha mai fatto mistero Francesco Totti, raccontando di quando, da bambino, dopo prestazioni sfolgoranti cercasse l’approvazione paterna sentendosi dire “tuo fratello è più bravo di te”. Sapeva, Enzo, che solo così avrebbe spinto quel biondino dal talento sconfinato a superarsi di giorno in giorno, a spostare più in alto l’asticella, a non accontentarsi di ciò che già – lo sapevano tutti a Roma – gli veniva benissimo.
Due figli, una moglie – la signora Fiorella – le vacanze a Torvajanica, il primo pallone regalato al piccolo Francesco quando aveva due anni, un Mikasa a pentagoni neri ed esagoni bianchi, il mitico appartamento in via Vetulonia, nelle vicinanze di dove oggi Francesco è omaggiato con un murale grande un palazzo intero, il lavoro in banca. Trasmettendo ai figli Francesco e Riccardo l’amore per la famiglia e quello per il pallone. Sempre senza mai prendersi la scena: “Restiamo dietro le quinte, ma se Francesco ha bisogno di noi ci siamo sempre”. Una lezione, nel mondo patinato del calcio, per tanti genitori.
Fonte www.repubblica.it