«Infermieri sempre più protagonisti della tutela della salute della collettività: siamo di fronte a professionisti che, nel nostro Paese, rappresentano l’eccellenza nelle competenze e nella formazione e a cui, sempre di più, le aziende sanitarie sentono di potersi affidare, per i percorsi di cura dei pazienti, soprattutto nei casi più delicati, quando l’impatto della malattia coinvolge anche tutto il nucleo familiare.
E’ il quadro di una sistema italiano che fa perno su operatori sanitari sempre più qualificati ma che, di contro, viene tristemente meno, con una politica dal modus operandi incomprensibile, quando si tratta di concretizzare una valorizzazione che tarda ancora ad arrivare.
E così, mentre non siamo capaci di arginare la fuga di infermieri all’estero, mentre fioccano le dimissioni volontarie, mentre occorrerebbe un solido piano di azione per ridare appeal alla professione, qualcosa di concreto si muove in strutture all’avanguardia come il Niguarda di Milano, dove, ne parlano anche le testate straniere, nasce la figura del “caring nurse”, l’infermiera che assume la delicata responsabilità di interfacciarsi con i pazienti e con le famiglie in attesa.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«La realtà degli infermieri di casa nostra è composta dal 76,5% da donne, e chi, meglio di una donna, con conoscenze e competenze proprie di una professionista della salute, può gestire con straordinarie capacità in termini di comunicazione i casi più delicati.
Quella del “caring nurse” è la figura di una infermiera dedicata esclusivamente all’accoglienza, alla comunicazione con i pazienti e i loro familiari, e possiede le competenze per gestire in maniera ottimale le eventuali criticità .
In altre strutture ospedaliere, la comunicazione e l’informazione ai parenti è affidata spesso a personale volontario o a personale amministrativo, non sanitario. Al Niguarda, invece, si è optato per un infermiere che conosca bene le dinamiche del pronto soccorso, i percorsi interni e i flussi clinici-assistenziali, e che per questo sarà un punto di riferimento competente, affidabile e rassicurante per i familiari e i pazienti, tra sale d’attesa, triage e sale visita.
Comunicazione scientifica, appropriata, corroborata da un solido approccio umano: tutto questo nei momenti difficili, non solo sostiene il paziente e la sua famiglia, ma favorisce concretamente il processo di guarigione del malato.
E’ significativo e paradossale che tutto questo accada in Italia, in un Paese che, stando ai dati della Corte dei Conti, non investe da troppo tempo, economicamente parlando, quanto necessario nella crescita del proprio sistema sanitario, ma di contro, forma professionisti che, con le loro conoscenze, competenze e qualità, diventano figure ambitissime per altri paesi europei.
Qualcosa non torna: la politica non può permettersi più di continuare a depauperare il patrimonio di operatori sanitari che ha disposizione, visto che, di fatto, lo dimostra il caso Niguarda, esistono strutture all’avanguardia e al loro interno uomini e donne che sanno davvero come occuparsi della tutela della nostra salute».